"L'utopia sta all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l'orizzonte si allontana di dieci passi. Per quanto cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? A questo: serve a camminare". Eduardo Galeano
Utopia è sinergia. Estatica concettualità. Innovazione: quattro argonauti al confine di una regione inesplorata.
Chitarra elettronica, onirica, satura e sapida, estetizzante: David Torn.
Fanfare metafisiche di tromba, cristallina colonna sonora dei sogni: Mark Isham.
Cuore pulsante del Re Cremisi, Chapman Stick, basso universale: Tony Levin.
Cuore pulsante del Re Cremisi, scansione intellettuale, cicaleccio convulso di percussioni: Bill Bruford.
Deliquio orientaleggiante. La follìa del rigore formale. Estetismi jazz-rock. Astrattismi e dissonanze. Minuscole crepe sulla superficie levigata: sono le impurità a donare bellezza ai diamanti.
Cool jazz latineggiante. Violente bordate chitarristiche su delicate trine elettroniche e lontani echi di tromba. Hendrix e Fripp. Funk ballabile e distorsioni psichedeliche. Un blues bar ai confini dell'universo conosciuto. Ingegnose e inestimabili macchinazioni musicali. Un visionario, pittore del suono. Un pifferaio magico che suona e danza sulle macerie di tutto ciò che ci ostiniamo a chiamare musica.
Jazz? New Age? Progressive? Ambient? Fusion? Space-rock? Esperanto musicale. Miles Davis meets King Crimson on the dark side of the moon. Suoni e ritmi per il quarto millennio.
In una parola: Utopia.
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