"Anastasis" uscito un paio di anni fa era stato il disco che dopo il sostanzioso iato li aveva riportati sotto i riflettori dei loro tanti estimatori sparsi ad ogni latitudine del globo.

Personalmente ammetto che non mi appassionò granché.
E Voi (anche giustamente) direte: ecchissenefrega.

Ma mi si lasci sproloquiare, perdinci: la recensione è mia e ci scrivo quello che mi pare.
Se non vi sta bene scrivetevene una vostra da un'altra parte.

Dicevo (prima di venire fastidiosamente interrotto): non che fosse un disco "brutto"; questi due non ne sarebbero capaci neppure intenzionalmente.
Ma la sensazione era un po' quella di ascoltare una raccolta di brani esteticamente inappuntabili ma senza la necessaria anima, ricerca e profondità che da sempre li contraddistingue.

Frammenti nei quali si percepiva l'assenza stessa della loro stessa essenza.
Non ho capito bene cosa ho scritto ma ormai lo lascio così.

Forse sarà stata la conseguenza della lunga assenza dalle scene con la sigla madre che ha determinato quel risultato.

C'è peraltro da dire che sia Lisa che Brandon in quel (lungo) frattempo non è che si siano dati artisticamente alla macchia: a partire da quel 1996, che di fatto pose il suggello alla prima parte di carriera, fino al comeback del 2012 si sono adoperati su molteplici progetti (non solo) discografici.

Uhm!
Son già al quinto capoverso e ancora non ho iniziato a scrivere quello che volevo dire del disco. Facciamo così: questa sbobba inutile che c'è qua sopra non leggetela.

Nel caso avete l'abbiate già fatto: vi amo e vi adoro come la salsa di pomodoro (aka amen!).

La vera DeRecenza inizia qua sotto: avvertite amici e conoscenti.
I nemici invece devono morire, si sà.

Dioniso, come tutti certamente saprete, è una delle grandi divinità dell’Olimpo greco: figlio di Zeus e Semele, figlia di Cadmo.
E poi non si dica che DeBasio non è un sito Cool(turabile).

Personalmente dello "Stile Dionisaco" ne ho sentito parlare in ambito di "shivaismo tantrico" e "lotta pornografica dei Greci e dei Latini".

Da quel dì presi spunto e mi concentrai perlopiù sullo studio meticoloso della prima parte della seconda locuzione.


La musa Gerrard e il totemico Perry in questo nuova lussureggiante opera traggono linfa vitale e sinusoidale ispirazione dalle vicissitudini di questa figura mitopoietica, intessendo in due separate suite(s) le sublimi trame del nuovo lavoro.

Ciascheduna suite a propria volta si sotto-porziona in ulteriori sommovimenti legati imprescindibilmente tra loro in un baluginante giuoco di rimandi e rintocchi ancestrali.

Il disco non trae spunto da nessuno altro realizzato in precedenza eppure il loro solenne trademark è assolutamente riconoscibile e vincente.

Forse quello a cui lo si potrebbe maggiormente accostare, per quanto questo "Dioniso" risulti decisamente più oscuro, aitante, visionario, ricco e poderoso, è quel "Spiritchaser" che concluse la prima parte di carriera e che destò non poche perplessità tra gli estimatori dei duo per la virata un po' troppo World Music in esso posta in essere.

Questo nuovo manufatto, al pari del mito greco, risulta ricchissimo a livello sonoro, entusiasmante nella scelta delle soluzioni ed evocativo come solo loro sanno essere.

A questo punto per festeggiare direi che un bel baccanale è proprio quel che ci vuole.
Dionisiaco, ov corz.


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