Partendo dalle considerazioni finali si potrebbe dire che i momenti più esaltanti della serata sono stati il primo e l'ultimo: cioè il primo brano suonato dai Black Mountain - il gruppo d'apertura - e l'ultimo, suonato dai Dead Meadow. Ma andiamo con ordine.

Aprono la serata i Black Mountain, dal Canada, che hanno tutto l'aspetto di hippies fuori tempo massimo; salgono sul palco e subito parte una litanìa orientale sostenuta da fraseggi d'organo e di basso. Pochi attimi e parte un pezzo tirato e onirico allo stesso tempo, una specie di "Hallogallo" dei Neu! in versione stoner. Bellissima. La canzone si protrae per parecchi minuti e sembra non arrestarsi mai. Quando questo succede la musica sembra sbriciolarsi e lasciare posto ad un riff mastodontico ancor più bello. Il resto del set dei Black Mountain purtroppo non è all'altezza dell'incipit: i brani sono buoni, per carità, ma manca il mordente, lo spunto originale che fa esaltare il pubblico; tutto gira intorno ad un blues psichedelico alla Quicksilver Messenger suonato in maniera convenzionale. Il giudizio è comunque positivo, il gruppo deve ancora crescere e probabilmente riuscirà a capitalizzare le doti che certamente non gli mancano.

A metà serata arrivano sul palco i Dead Meadow, da Washington D. C., che (non so perchè) si presentano sul palco in tre. I presupposti sono quelli di un'esibizione veramente notevole: luci blu e verdi proiettate sul pubblico, luci lisergiche che galleggiano sugli strumenti, e la musica: un hard-blues psichedelico fatto di groove trascinanti e divagazioni space. Le canzoni nuove e quelle tratte da "Feathers" sono molto belle, ma c'è qualcosa che non va. L'acustica del locale è decisamente scarsa e penalizzante: finchè la band pesta duro tutto funziona a dovere, ma quando i tre si lanciano in divagazioni psichedeliche, il suono che ne esce è impastato e caotico, forse per un volume eccessivo per un locale così piccolo, forse per un'effettiva scarsa qualità degli impianti.
Ciò non toglie che i Dead Meadow dal vivo siano un'esperienza grandiosa, come dimostrato dall'ultimo brano in scaletta, il cavallo di battaglia della band: "Sleepy Silver Door". Un brano che inizia potente e fragoroso come dei Black Sabbath suonati dagli Sleep: un ritmo che muoverebbe anche le montagne, un riff marziale e suggestivo che si protraggono magnificamente per 7 minuti finchè la musica cambia e diventa qualcos'altro. Diventa il sogno di un fiume in piena: inarrestabile e maestoso. Immenso e romantico. Un monolite di un quarto d'ora che riecheggia nell'aria anche quando gli amplificatori sono stati staccati.
Dead Meadow, nonostante tutto, grandiosi.

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