E' una tiepida domenica sera, scendiamo dalla macchina e ci incamminiamo verso piazza del Carmine. Il luogo scelto dai Dead Meadow per iniziare i riti di primavera è una ex chiesa, il palco stasera sarà il nostro altare pagano. Lo guardo illuminato lievemente da una luce verdastra mentre ci sediamo davanti.

Pochi minuti dopo, per qualcuno il tempo di fumare una sigaretta, e arrivano sul palco due ragazzi (scusate ma non ricordo il vostro nome), chitarra elettrica ed acustica che si intrecciano, ricordi di uomini spaziali che girano per la mia mente, non male. Dopo una mezz'ora il palco è di nuovo libero, una luce punta la batteria, sul muro dietro si formano bolle di luce, si allargano, si muovono ed esplodono e una volta esplose se ne formano delle altre, sembra di assistere alla fecondazione di qualcosa.

Un fischio rompe il silenzio della sala e si insinua nei nostri cervelli, Dead Meadow. Si parte con il nuovo materiale, "Ain't Got Nothing" e "What Needs Must Be" funzionano alla grande. "Seven Seers" un'pò più elettrificata diventa ipnosi collettiva, fatico a rimanere seduto. Stephen McCarty, il batterista è un grande. Ha vederlo sembra un reduce della summer of love, poi lo guardi suonare e rimani a bocca aperta, ha fame di musica gli si legge in faccia, ringhia, scalpita e suona da dio. Sulle sue ritmiche si inserisce alla perfezione il basso dell'occhialuto Steve, una presenza un'pò in ombra la sua ma costante e vitale per il loro suono. Jason Simon con la sua voce lamentosa racconta storie, la sua chitarra riesce ad essere delicata o urticante a seconda delle necessità, è lui il maestro di cerimonia. Il concerto si chiude con qualche pezzo vecchio che satura l'aria di elettricità, un boccone duro da mandare giù per chi non è avvezzo. Grandi!

Steve scende e va a vendere magliette e cd al suo banchetto. Mi hanno dato l'impressione di essere ragazzi semplici, ragazzi a cui sta a cuore l'integrità artistica della loro musica. Un altro punto a loro favore. Straniti ed un poco scombussolati torniamo a casa... Beyond the fields we know.

Carico i commenti...  con calma