Dopo David Bowie e Prince un'altra icona gay ci ha lasciati in questo bisestile 2016: Pete Burns leader dei Dead or Alive muore di infarto all’età di 57 anni lo scorso 23 ottobre. La prima volta che vidi il video di “You Spin Me Round (Like a Record)” a DeeJay Television avevo solo 14 anni, era l’estate del 1985, e fui folgorato da uno strafigo sfavillante Pete Burns, e dal travolgente groove di quel classico, che mi precipitai a comprare l’album Youthquake ascoltandolo a dosi massicce per tutta quell’estate. Da allora non ebbi più dubbi, non tanto sull’ovvio fatto che mi piacessero i gay, quanto sulla consapevolezza definitiva di essere, io stesso, completamente gay!

Certo, allora c’erano altri artisti ma Pete Burns aveva un carisma maschile molto cool (con quella benda sull’occhio) completamente diverso rispetto anche a Boy George, ai Frankie Goes To Hollywood, oppure, a Jimmy Sommerville dei Bronski Beat. (Ora che ci penso, la prima volta che vidi in tv Martin Gore dei Depeche Mode in “It’s Called a Heart” sembrava piu transgender di Burns, ed era sempre il 1985 stesso anno in cui uscì Close to me dei Cure: ma questa è un'altra storia). Con il post-punk e il dark i miei gusti musicali ed estetici cambiarono radicalmente e nel 1987, nonostante usci il singolo “Brand New Lovers”, i Dead or Alive erano solo un pallido ricordo. Non fu però una rimozione psichica in senso classico anche perché i Dead or Alive sono stati, a loro modo e nel genere dance Hi-NRG, un ottimo prodotto commerciale (il look di Burns verrà scopiazzato da Marilyn Manson, e, da quella band di giovani… di cui non ricordo mai il nome…), ed è per questa ragione che voglio recensire oggi l’album Mad, Bad and Dangerous To Know come tributo sentito alla memoria di Pete Burns.

Intanto la cover gotica presenta un leader impassibile, vestito tutto di nero con tanto di crocifisso d’argento sul collo, dietro uno sfondo glaciale e aurorale, un estetica dark eccessiva anche per la cover del singolo “Something in my House”, (oppure quando Burns viene ritratto con il batterista Steve Covie, saccheggiavano l’estetica post-punk e i loro singoli possono figurare accanto ai 7’’ di Joy Division/P.I.L./Sisters of Mercy/ Christian Death: ed invece no!) In Mad, Bad and Dangerous To Know si tratta sempre di dance music elettronica ma con un sound meno cazzuto rispetto a Youthquake e al di là dell’immagine gotica, è più in linea con il pop di Julian Cope di World Shut Your Mouth in “I’II Save You All My Kisses” e “Come Inside”. Uno sguardo inutile verso “My Heart Goes Bang” nel brano d’apertura “Brand New Lover” che raggiunge qualcosa di forte ma non regge il confronto; mentre la pessima apertura di “Something in my House” è completamente da saltare o scartare. Il puro Hi-NRG di “Son of a Gun” e “Hooked on Love” non dispiace affatto, ma qualcosa di diverso dei Dead or Alive si ascolta soltanto negli ultimi due brani dell’album: in “I Want You” la bellissima voce sensuale di Pete si riversa come olio brillante su un sintetizzatore, mentre “Special Star” è un canto d’amore soave, ha un che di spirituale, una luce bianca e nostalgica che può trattenere una lacrima, oppure, far piangere a dirotto: un bel brano!

Con questo album i DOA non bissarono affatto lo strepitoso successo di “You Spin Me Round”, riuscirono soltanto a mantenere la loro fama in Europa, negli USA, stabilendo un enorme popolarità in Giappone. E sarà proprio il Giappone a coronare solo nel 1989 quella tanto sperata nuova hit con un successo da capogiro di vendite, a quei tempi un record per 17 settimane, di “Turn Around and Count 2 Ten” dell’album Nude. Tutto cambierà nel decennio successivo sia i DOA sia Pete Burns il successo si trasformò in declino di idee del gruppo e di un leader non più sexy e sempre più perso nei problemi di chirurgia plastica. Ad ogni modo ampi orizzonti di grande memoria ci legano ancora all’icona-80 di Pete Burns e alla sua musica.

Carico i commenti... con calma