Visto che é da poco cominciato l´inverno, il freddo si prepara ad invadere le nostre vite e il caldo rimarrá un lontano ricordo perlomeno per un paio di mesi, tanto vale imbarcarsi in un bel viaggio verso I freddi ed oscuri lidi islandesi...

É infatti lí che ci portano i Dead Skeletons,  terzetto giá attivo su Youtube dal 2009, dove hanno man mano pubblicato I loro brani, che di recente si  é finalmente deciso a pubblicare il proprio materiale su supporto fisico; supporto che promette bene giá dall´evocativa copertina, che mi riporta alla mente i King Crimson di Island (o sará semplicemente un residuo delle mie origini metallare, in cui il valore del disco veniva ancora sancito dalla cazzutaggine delle copertine, che mi porta ad apprezzare qualunque cosa con un teschio in copertina?). Naturalmente se si parla di Islanda vengono immediatamente in mente i Sigur Ros, ma sebbene entrambi i gruppi siano chiaramente influenzati dal loro habitat nelle atmosfere evocate dai brani, essi rappresentano  due realtá assai differenti, o ancora meglio i due lati opposti della stessa medaglia. Se infatti I Sigur Ros ci parlano di atmosfere sognanti ed eteree, magari leggermente malinconiche che evocano nei nostri pensieri sterminate praterie abbandonate, i Dead Skeletons ci mostrano il lato oscuro ed indomito dell´Isola, fatto di geyser, vulcani e ghiacciai, atmosfere che ci riportano al chaos primordiale, ma anche capaci di ammaliare e intrippare.

Tra le principali influenze musicali il kraut tribal-ossessivo dei Can, nonché il misticismo zen-raga dell´Asia, il tutto a tinte dark a cui va aggiunta, naturalmente, la sensibilitá islandese. Complessivamente ci troviamo di fronte ad un esordio davvero convincente, la mente ci catapulta direttamente in mezzo a Troll che compiono le loro danze tribali e i loro riti sciamanici intornoal fuoco, immersi tra i fantasmi delle lande gelate e desolate, facendo fino in fondo il suo sporco lavoro (e lasciando ben sperare per un eventuale futuro del gruppo). Come unico difetto va fatta notare la non indifferente durata del plattern che, con i suoi 73 minuti, anche a seconda dello stato d´animo e della ricettivitá dell´ascoltatore a certe sonoritá, potrebbe risultare talvolta un tantinello logorroico, ma d´altronde la psichedelia, sin dall´alba dei tempi, si é sempre prestata ben volentieri alla dilatazione e alla ripetizione.

In ogni caso da tenere d´occhio, soprattutto se interessa il genere.

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