Un'uomo in divisa militare è seduto sul pavimento a gambe incrociate, vicino a lui una donna vestita di bianco e alcuni amici fidati, dopo essersi sfilato la giacca della divisa con surreale lentezza impugna l'arma che era adagiata davanti a lui, il suo sguardo fisso e fiero nasconde infinita tristezza e rabbia. La fredda lama comincia a perforare il ventre dell'uomo che scava sempre più a fondo fino a squarciare lo stomaco, una delle figure in piedi vicino a lui con le lacrime agli occhi impugna una spada per mettere fine alle sofferenze di quell'uomo accasciato sul pavimento, era il 25 novembre 1970 e quell'uomo era il giapponese Yukio Mishima, scrittore, poeta, regista, guerriero e fondatore dell' associazione paramilitare "associazione degli scudi". La morte di Mishima affidata all'antichissimo suicidio rituale samurai "seppuku" metteva fine all'esistenza di questo discendente di un'antica famiglia samurai che aveva fatto dell'arte e dell'amore per le antiche tradizioni del suo paese una ragione di vita, e di morte.

Nel 1986 Douglas Pearce rimasto solo al comando dei Death In June crea il doppio lp "The World That Summer" un'opera grondante di totale devozione alla figura, all'arte e al pensiero di Mishima, andando forse a toccare il suo personale vertice artistico sotto il marchio Death In June, sua creatura fin dai primissimi anni 80'. Un disco se non difficile quantomeno complesso, stratificato e pervaso da una nera aura poetica. "Blood Of Winter" si immerge in scenari foschi e stranianti, con un sintetico ritmo rallentato e circolare che si adagia su cantilenanti vocalizzi dispersi nel vuoto, mentre dei morriconiani squilli di tromba innestano epiche, impervie e gelide folate di melodia su paesaggi sonori onirici ed immobili, la successiva "Hidden Among The Leaves" è un pianto di dolore solenne e austero rivolto a Mishima. La voce femminile declama in giapponese intensi versi poetici, travolti dai mantra elettronici dei synth a creare plumbee e desolate orchestrazioni elevate a picchi altisonanti e maestosi, pregni di visionaria forza immaginifica, il requiem per il guerriero, il drumming marziale ed il chitarrismo acustico di stampo folk di Pearce sorreggono "Torture By Roses", cavalcata tragica e a tratti maestosa, con la baritonale voce di Pearce a declamare versi di solitudine e sofferenza tra sferzanti arie dal sapore di un' europa antica da sempre declamata e sognata dalla morte in giugno. "Come Before Christ And Murder Love", gemma chiaroscurale afflitta e decadente dall'incedere ritmico meccanico e metronomico, raggiunge l'estasi dei sensi inebriata da passaggi strumentali armoniosi, malinconici e grigi, con la voce di Douglas P. che aleggia sconsolata e afflitta tra le melodie chitarristiche e una straziante tromba altisonante e meravigliosa.

I Death In June dell' 86' erano la perfetta sintesi tra il loro primo periodo all' insegna del post-punk dai forti connotati marziali dei primi lavori e degli stilemi dark elettronici del precedente "Nada!", che cominciavano a godere dei primi vagiti di folk apocalittico, rimasto solo alla guida della band (di cui hanno fatto parte Tony Wakeford uscito dai ranghi nell' 84' e Patrick Leagas che lasciò la band nell' 85') Douglas P. ora era il solo artefice del suono Death In June e si circonderà spesso di importanti ospiti nei suoi album come ad esempio Rose Mcdowall o l'amico David Tibet, leader dei Current 93. La successiva "Love Murder" vive di atmosfere sospese, a tratti rarefatte con il perverso falsetto di Douglas P. che si infrange su oscure e distaccate nenie elettroniche espanse a oltranza, lo straziante cammino continua con tre perle plumbee e desolate: "Rule Again" immersa in atmosfere sulfuree e pagane tra avvincenti ricami strumentali e lirici, "Break The Black Ice" sofferta litania grondante epica tristezza crepuscolare e "rocking horse night", impregnata di suggestioni surreali e nenie imperiose. E' in "Blood Victory" che il contributo di David Tibet (che per l' album ha scritto alcuni testi) diventa più evidente, adagiato su corrosive melodie elettroniche e ritmi battenti si staglia il suo gracchiante, sibilante e feroce canto affiancato da un' etereo Douglas P. a scandire un testo blasfemo e belligerante, il lato più sperimentale dell'opera "Death Of A Man" si protrae per oltre 15 minuti, un' imponente composizione formata da suoni e rumori di ogni tipo, sorretti da drum machine sferzanti, colpi di gong, voci, urla, inni... tra noise, elettronica e cupa sperimentazione. Seguiranno tre reprise strumentali poste a suggellare questo straordinario e crepuscolare canto del guerriero che è "The World That Summer".

"affogami nella tua tristezza, infettami nel tuo tradimento, scoprire il tuo dio non ha significato, porta solo alla morte della ragione".

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