Una metal band da culto, il cui solo nome evoca oscuri terrori: ecco cosa sono i Death SS. Terrori che ebbero inizio esattamente 30 anni fa, nel lontano 1977, quando i membri del gruppo erano solamente degli adolescenti. Tale formazione comprendeva il mitico e carismatico Steve Sylvester (il vampiro) alla voce, il geniale Paul Chain (la morte) alla chitarra e alla tastiera, Claude Galley (lo zombie) alla chitarra ritmica, Danny Hughes (la mummia) al basso e Thomas Hand Chaste (il licantropo) alla batteria. Praticanti riti esoterici e versati nell'occultismo, travestiti in sede live con terrificanti costumi e make up, legati a simbologie che richiamavano il mondo della morte e del satanismo, questi inquietanti personaggi sfornarono tra il 1977 ed il 1982, anno dell'uscita dal gruppo di Danny Hughes e soprattutto di Steve Sylvester (pare per un forte shock subito durante una seduta spiritica) una serie di canzoni sicuramente estreme per i canoni musicali dell'epoca, soprattutto in un paese come l'Italia, e cariche di un invincibile senso di mistero e di orrore. Al 1987 risale la prima raccolta di tali brani, ma nel disco trovavano posto solamente cinque pezzi con Steve alla voce, mentre gli altri erano stati registrati tra il 1982 ed il 1984 (data dello scioglimento definitivo di quei primissimi Death SS, poi rifondati coraggiosamente dallo Steve nazionale), quando la band era nelle mani del solo Paul Chain e il cantante era Sanctis Ghoram.

    Nel 2004 vede la luce questo "The Horned God Of The Witches", dal nome di uno dei loro primi demo, che nelle intenzioni di Steve Sylvester doveva essere un regalo ai suoi fans più sfegatati, una raccolta di tutte, ma proprio tutte, le canzoni registrate da quella primissima formazione in demotapes o in sede live: è per questo che l'audio non è eccessivamente buono, per usare un eufemismo, ma la cattiveria di quei brani emerge lo stesso con sorprendente vigore.
Apre le danze la storica "Terror", con il suo incedere affatto veloce però malvagio ed inesorabile, sette minuti di pura angoscia. Seguono tre classici come "Zombie", "Black Mummy", che evocano atmosfere che paiono pervase dal fetore di una catacomba scoperchiata, e la ferale "Horrible Eyes", con in mezzo la lettura, con tanto di voce distorta, del passo dell'Apocalisse che descrive il sorgere della Grande Bestia. Una intro organistica in stile Black Widow ci introduce a "Cursed Mama", con i suoi riff di chitarra serrati, un assolo degno del nome di Paul Chain ed uno Steve Sylvester veramente feroce, che urla al mondo le abominazioni di questa diabolica figura. Segue "The Hanged Ballad", dove purtroppo l'audio è veramente pessimo e per godere appieno della malata malinconia di questa ballad acustica consiglio gli interessati di ascoltare piuttosto la versione incisa in "...In Death Of Steve Sylvester" del 1988. La successiva "Murder Angels" è l'apice della ferocia, con le sue minacce apocalittiche ed una velocità ai limiti dello speed metal, senz'altro la song più estrema dei primi Death SS. Un attacco di batteria introduce "The Night Of The Witch", dove pare di sentire una produzione leggermente migliore qualitativamente; il pezzo forse non è esaltante rispetto al precedente, ma è senz'altro buono. Ed ecco una delle mie preferite: la malsana "Profanation", dove interviene anche un funereo organo nel ritornello e nella solenne chiusura. La voce di una giovane strega intenta nelle sue negromanzie ci guida nella più lenta "Spiritualist Seance", vera descrizione di una seduta spiritica, con uno Steve Sylvester particolarmente in forma e un ritornello trascinante. Seguono "Black And Violet" e "Chains Of Death", dal sapore molto black-sabbathiano e antesignane del doom metal, entrambe registrate live. La successiva "Buried Alive" (contemporanea dell'omonima dei Venom!!) è invece un pezzo molto NWOBHM, brioso ma al tempo stesso maligno grazie anche all'interpretazione di Steve. Conclude la raccolta "Agreement With The Devil", cioè un patto col diavolo, vera e propria dichiarazione d'intenti, con l'incedere di un rock'n'roll dal sapore settantiano, un po' lento ma molto deciso e distorto, arricchito dal lavoro di cesello di una chitarra acustica.

    Quello che ho cercato di far risaltare in questa recensione è soprattutto la malsana atmosfera che queste 14 tracks sanno evocare, perchè soprattutto in questo sta secondo me l'innovazione introdotta dai Death SS, il servirsi di stilemi già usati e inventare e sperimentare su di essi per creare effetti d'atmosfera assolutamente nuovi e mai tentati prima: per questo il gruppo ha costantemente evoluto il proprio suono nel corso degli anni e ha sempre definito la propria musica "horror metal", senza incanalarsi in nessuno schema fisso (queto per rispondere a chi a proposito di questa release ha accusato il grande Steve di volersi adagiare sugli allori del proprio passato).

    Questa è la grande eredità di quella formazione "maledetta", definita dallo stesso Steve "incontrollabile", per l'esuberanza estrema (e anche tragica, pare infatti che il primo Danny Hughes, poi sostituito da un altro che avrebbe preso il suo soprannome, sia ad un certo punto scomparso e che nessuno l'abbia più visto) dei suoi componenti. E se volete godervi appieno questa sinistra atmosfera aspettate che sia notte o che ci sia un giorno di pioggia, quando il cielo è ricoperto di spesse nuvole grigie, accendete lo stereo e che l'orrore abbia inizio!!!

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