Sono i Deep Purple. Sono gli anni settanta. Solo questo basterebbe a far capire l'onesta rock ‘n roll di questo grandissimo disco, ma andiamo per gradi.

Dopo aver sfornato capolavori su capolavori in studio, l'incredibile In Rock, il più commerciale Fireball , l'eccelso Machine Head e ultimo ma non ultimo Who do we think we are, inframmezzandoli con uno dei 10 più belli dischi live di sempre, Made in Japan, la storica Mark 2 si è separata. Blackmoore e Gillan, già ai ferri corti durante l'ultima tournee, ormai non si sopportano più anche se questo non traspare più di tanto dall'ultimo lavoro in sala di registrazione (Who do we think we are, per l'appunto). Quindi, il ragazzone "dall'ugola di ferro" decide di lasciare la line-up.

Lo segue l'altro fuggiasco, Roger Glover.

Blackmoore, sempre più a suo agio nella veste di leader, corteggia diversi cantanti, tra i quali Paul Rodgers dei Free, che dopo un'iniziale indecisione, decide di continuare con il suo lavoro (fonderà i Bad Company). Infine io nostro Uomo in Nero ingaggia, direttamente dai Trapeze, Glenn Hughes, un cantante dalla voce limpidissima e acutissima che inoltre suona il basso e, direttamente da un negozio di intimo, il perfetto sconosciuto David Coverdal, dalla voce decisamente più profonda e calda.

Ed è proprio su questa (almeno inizialmente) fantastica combinazione di voci che si baserà il grande successo del primo lavoro della Mark 3, Burn, un album di, come già accennato all'inizio , onestissimo rock ‘n roll.

I Deep Purple decidono di tornare alle sonorità di In Rock, con un sound più grezzo ma più diretto.

Ecco dunque che la puntina del giradischi incomincia a girare sul vinile, e ci troviamo subito con un brano favoloso, un capolavoro eccezionale, un classico, un autentico monumento nella storia del rock (credo che si sia capito che mi piace proprio questo brano): si tratta di Burn, un hard-rock dei più potenti, una cavalcata barrica che sembra essere il primo vero accenno di Blackmoore al suo progetto (decisamente successivo) di Renaissence-Music.

Basato sull'orecchiabilissimo riff di chitarra del grande guitar hero, il brano viene portati avanti dal cantare aggressivo di Coverdale, gli acuti di Hughes, l'incedere della batteria di Paice, i due assoli di chitarra e soprattutto i grandi intermezzi di tastiere con tanto di tema medioevale compreso. Il testo parla di una folla in rivolta contro una donna giudicata "devil's sperm" e che sta subendo un rogo.

Con Might Just Take Your Life si smorza l'iniziale tensione. Ritmo decisamente più dolce ma ancora una volta molto intenso, con un ritornello che, dopo il primo ascolto, vi resterà subito nelle orecchie, e senza neanche andare a scovare il testo su internet (You can't hold me/ I have told you/ Might just take your life) e un ottimo uso dei cori e, di nuovo, dei diversi stampi musicali delle voci dei due singer.

Lay Down Stay Down è sorretta dal come al solito grande Paice, con una prestazione che dovrebbe essere tra gli esercizi base di ogni novello batterista. In ogni caso il brano, più cantato da Hughes che da Coverdale, e questo conferma che il bassista non è assolutamente una seconda-voce, è un ottimo Rock ‘n roll, con tanto di tastiera ripetitiva da saloon e grandissimo assolo di Blackmoore il quale, forse spinto da una nuova carica, si lascia andare più che mai durante tutto l'album.

Eccoci dunque al brano, Sail Away, uno dei miei preferiti, dove Hughes può dare finalmente sfogo alla sua anima Funky, e dicendo questo riporto una frase di Stenie Wonder definì il ragazzone biondo "il più nero dei cantanti bianchi" proprio per questo suo risvolto musicale. Il ritmo , un blues deliziosamente decorato da sonorità, per l'appunto funky, è comunque una nuova dimostrazione di quanto sia eccezionale questo album, il quale non pretende di essere niente di più e meno di un disco di ‘onesto rock ‘n roll'. Il brano finisce con un grande prestazione di Blackmoore, più quella di un Paice di nuovo in gran spolvero.

Cosa succede? La puntina gira dischi non funziona più? Ah, già, si deve girare facciata!

(scusatemi, trovata letteraria del cazzo. . . ma ci sta, ci sta)

Si parte, dunque, e ci rimangono altre quattro canzoni.

You Fool-no One non avrebbe sfigurato come traccia iniziale di questo disco, tanta è la sua presa sull'ascoltatore. Molto proposto dal vivo, il pezzo, magistralmente introdotto in stile Fireball da un fantastico Paice, accosta il suo andazzo hard-rock con momenti nuovamente funky. Blackmoore che vuole proprio dare il meglio di sé ci lascia nuovamente a bocca aperta (versione il minuto 3: 00 incomincia il mio orgasmo. . . eheh), senza contare l'orecchaibilità del brano e del suo ritornello, ancora più scorrevole di Might Just Take Your Life.

Con What's Goin' On Here, introdotta da un lavoro ai piatti dal batterista, si ritorna al blues old style. L'oscuro chitarrista accompagna tutto il brano piazzando tra una strofa e l'altra qualche bellissimo passaggio chitarristico. Lord suona l'hony-tonky (o come cazzo si chiama) in pieno stile saloon dell'Ontairo, e si (ci) concede uno degli assoli più belli e divertiti della sua carriera (forse pari solo a quello presente nella canzone Fireball ).

Ora, non vorrei farlo, ma non resisto. Devo parlare anche di Mistreated. E' il brano più famoso di questo disco, sempre accostato a Burn. Eppure all'inizio non mi convinceva. L'ho potuto rivalutare in seguito ed ecco che è oggi uno dei miei preferiti (soprattutto in veste live, vedi California Jam).

Questo blues lentissimo parte con un agistrale riff di Blackmoore, continua con il canto straziato e meraviglioso di Coverdale, in perfetto accordo col testo, che parla di un cuore spezzato. Si continua con Blackmoore che, cessata la veste di cocker furibondo, ci lascia una parte chitarristica acustica nel corpo della canzone da fare invidia, una di quelle che sai che difficilmente in seguito sarà ripetututa. Oggi una cosa del genere l'ho vista solo con Paranoid Android dei Radiohead.

Tutti i membri della band sono affezionatissimi a questa canzone: Roonie James Dio (quando l'ascolto dico: ma chi è Coverdale?) la interpreterà in modo favoloso, e decisamente meno sofferto rispetto a Coverdale , con i Rainbow di Blackmoore. Lo stesso Coverdale, nei Whitesnack ne darà molte versione dal vivo (lo farà anche con Burn). Anche Hughes, che in studio lottò molto con Coverdale per decidere chi dovesse cantare questo pezzo (e che probabilmente si fece convincere che per un brano simile è più appropriata una voce più profonda)la reinterpreterà durante la sua carriera solista.

Si chiude col particolarissimo ma, per un orecchio esperto, riuscitissimo duetto strumentale sinth e chitarra di A 200, dove Paice chiude la sua eccelsa prestazione con  un ritmo da marcia militare, e Blackmoore ci lascia con un assolo da vero rockettaro (se ascoltato in velocità secondo me questo assolo è stato plagiato almeno 100 volte dai vari metallari), uno dei migliori della sua carriera.

Il tour mondiale successivo avrà tantissima fortuna, come dimostra la mitica California Jam (reperibilissima anche a video), e sarà una delle ultime testimonianze di evoluzione sonora di questa band che probabilmente non toccherà più vertici così, e continuerà a proporre cose già sentite o inevitabilmente portate al commerciale(momenti di pura commerciabilità si riscontrano a dire la verità anche in questo lavoro). Ma non ne se ne può più di questi discorsi: Godiamoci questi momenti, prima che i vari ‘artisti' senza anima proveranno a cancellare certi grandiosi momento musicali dalla coscienza collettiva.

  

Traclist:                                                                     Line-up:

1 Burn                                                                        Voice: David Coverdale

2 Might Just Take Your Life                      Bass and Voice: Glenn Hughes

3 Lay Down Stay Down                                           Guitar: Ritchie Blackmoore

4 Sail Away                                                       Keyboards: Jhon Lord

5 You Fool-No One                                                   Drum: Ian Paice

6 What's Goin' On Here

7 Mistreated

8 A 200

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