Line up (Mark I):

 

Ritchie Blackmore - chitarra

Rod Evans - voce principale

Jon Lord - tastiere

Ian Paice - batteria

Nick Simper - basso

 

Il disco omonimo della storica rock band inglese è il terzo e ultimo capitolo della Mark I. Verrebbe da dire "per fortuna!". I primi tre dischi dei Deep Purple sono infatti lavori mediocri: composizioni poco esaltanti, produzione pessima, suoni brutti. Tuttavia si riesce già ad intravedere la tecnica e la personalità di musicisti di indiscusse qualità quali Blackmore e Lord (Paice al momento non è neanche lontanamente paragonabile ai livelli che lo caratterizzeranno in seguito). Il tipo di musica proposta è abbastanza sulla falsa riga di quella che usciva in quel periodo dalla grande maggioranza delle band rock e beat. Nulla insomma a che vedere con ciò che uscirà appena un anno dopo con l'avvento di Gillan e Glover in sostituzione di Evans e Simper: un capolavoro di nome "In Rock", uno dei dischi più importanti di sempre, che influenzerà la NWOBHM e generazioni di gruppi hard rock. La storia dei Deep Purple, quelli veri, quelli magnifici, comincia da lì.

Torniamo però al disco in questione: come detto, non propone nulla di innovativo. Sembra un lavoro di una band tra le tante o talvolta di una band poco ispirata perché ha già detto tutto. Rispetto ai due lavori precedenti questo disco presenta meno cover, solo una. Di tutti cinque i componenti sono le track 5 e 6, di tutti tranne Evans è la traccia 4, di Lord e Paice la numero 1, di Evans-Blackmore-Lord la 7, di Blackmore e Lord la 8, del solo Lord la 2.

Fare una track-by-track per il disco in questione risulta complicato, perché i pezzi trasmettono poche emozioni e tanta noia. Prima di arrivare alla fine del disco si sbadiglia varie volte, ma per fortuna qualche bell'impronta di Blackmore ogni tanto risveglia un po' l'ascoltatore. Tuttavia proverò a dare una panoramica quanto possibile esauriente.

Si parte con "Chasing Shadows" e subito si viene assaliti dal suono insopportabile della batteria di Paice: sembra che stia usando delle pentole e non sto scherzando. Non è da meno il suono ruvido dell'organo di Lord: è fastidioso a sentirlo su cd, figuriamoci su un vinile e un giradischi del 1969! La canzone è banale e monotona e il malcapitato Evans non può di certo dare una qualche interpretazione capace di far decollare la canzone (non voglio nemmeno azzardare paragoni con i vari Gillan, Coverdale, Turner). Decisamente meglio (non era difficile...) è la seconda canzone, "Blind", che perlomeno offre un tema musicale interessante. La canzone è abbastanza piacevole e la voce di Evans è decisamente più sicura rispetto al primo episodio.

Il terzo pezzo è l'unica cover presente nel disco; si tratta di "Lalena", del cantante-chitarrista scozzese Donovan. È una ballad senza particolari pretese, di quelle che negli anni Sessanta ne uscivano a pacchi. Si passa alla quarta canzone, intitolata "Fault Line" e subito si risente il fastidiosissimo suono dell'organo di Lord e poco altro: un minuto e mezzo finalizzato solo a riempire uno spazio vuoto o, se volete, a introdurre il pezzo successivo "The Painter", una composizione decisamente più ritmata e aggressiva, nella quale Lord e Blackmore trovano il modo di farla da padroni con dei piacevoli assoli. Nulla da ricordare, sia ben chiaro, ma perlomeno si respira un po' di aria rockkeggiante, preludio alla canzone successiva "Why Didn't Rosemary?", a mio parere il miglior pezzo del disco. Anche qui Blackmore tira fuori riff e assoli interessanti e Lord dà la sua impronta inconfondibile con un organo finalmente piacevole e inserito opportunamente. Forse è anche il pezzo che più anticipa quello che sarà lo stile di dischi come "Fireball".

Si passa così a "Bird Has Flown", pezzo presente in più di qualche raccolta forse più per motivi "contrattuali" che altro. Il pezzo infatti segna un passo indietro rispetto alle due canzoni precedenti per allinearsi invece alle composizioni di inizio disco. L'ultima traccia è la strumentale di ben dodici minuti "April". Messo ormai da parte il rock, la composizione risulta di ritmo blando e dalla strumentazione varia: nella parte centrale, la più lunga, la fanno da padrone gli archi che tornano alla fine a lasciare spazio al sound standard del disco; il pezzo si conclude con la chitarra di Blackmore in evidenza, armonicamente accompagnata da cori.

Finisce così l'avventura della Mark I e quello che io ritengo essere il peggior lavoro dei Deep Purple dopo il predecessore "The Book Of Taliesyn". Mi sento di consigliarlo solamente ai fans perché, nonostante tutto, in copertina c'è sempre quel nome. Ma i veri Deep Purple arriveranno dopo. Per scrivere la storia della musica, per scrivere "Smoke On The Water", per scrivere la storia del Novecento.

 

Tracklist:

 1.   "Chasing Shadows" 5:34

 2.   "Blind" 5:26

 3.   "Lalena" 5:05

 4.   "Fault Line" 1:46

 5.   "The Painter" 3:51

 6.   "Why Didn't Rosemary?" 5:04

 7.   "Bird Has Flown" 5:36

 8.   "April" 12:10

 

Tracce bonus nella riedizione del CD:

 9.   "The Bird Has Flown (alternate a-side version)" - 2:54

10.  "Emmaretta (single b-side)" - 3:00

11.  "Emmaretta (BBC Top Gear session)" - 3:09

12.  "Lalena (BBC radio session)" - 3:33

13.  "The Painter (BBC radio session)" - 2:18

14.  "Lalena (instrumental)" - 5:00

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