Vasco Rossi -Buoni O Cattivi
E' record di vendite: Vasco pare totalmente sintonizzato col proprio (inesauribile) pubblico. Ma il disco è uno dei peggiori della sua discografia: lineare come un encefalogramma piatto, inutilmente sbarazzino (e stupido) in molti momenti, sfiancante nell'ossessiva ricerca di un ritornello pur che sia ("Un senso"). Impazza su radio e tv, spot e manifesti pubblicitari. Ma (sembra) non abbia più niente da dire. di più
Vasco Rossi -Nessun pericolo... per te
Ormai rassegnato (o soddisfatto?) alle gioie del focolare, perde rabbia, inventiva e anarchia (ma, invero, le aveva già perse da un po'). Chiama Polanski (parbleu) e gli fa dirigere il video de "Gli angeli", ma la sua aura non varca i confini italici. "Sally" è un capolavoro, ciò che gli ruota intorno (molto) meno. di più
Oasis -Definitely Maybe
Sette (!) dischi di platino suggellano l'esordio del gruppo più controverso (amato e odiato in egual misura) del brit-pop anni '90. Le melodie e gli umori sono tipici del pop più radiofonico, ed è un limite, ma l'esecuzione è di smisurata raffinatezza, ed è un pregio. Vanno a segno con facilità brani come "Live Forever" e "Cigarettes & Alchohol": i giovani li seguono con un entusiasmo (forse) degno di miglior causa, ma gli Oasis, in questo momento, sono in una forma spettacolare, nonostante i dissapori, già accentuati, dei fratelli Gallagher, destinati ad esplodere negli anni a venire. di più
oasis -(what's the story) morning glory
Gli Oasis perfetti, o quasi. Spingono forte sul pedale del pop più consumabile e azzeccano una serie, pressoché ammirevole, di armonie e ritornelli, riff e melodie. "Wonderwall" è il biglietto da visita del pop inglese del decennio (e ne subirà il fascino persino Thom Yorke), mentre il piano che apre "Don't look back in anger" denuncia, bonariamente, una mai sopita passione beatlesiana che i fratelli Gallagher non hanno mai nascosto. Vale la pena citare anche le notevoli "Roll with it" e "Cast no shadow", così come la chiusa, magistrale, affidata ai quasi 8 minuti dell'epica "Champagne Supernova". di più
Mango -Sirtaki
Culmine di Mango e uno dei dischi italiani più belli di tutti i tempi. Piacevole, carezzevole, piacione il giusto, fonde con abilità il pop nostrano con i suoni del Mediterraneo più vicino alla Grecia: "Nella mia città" e "Tu... sì" sono due baci Perugina che fanno centro, ma la title-track e il singolone "Come Monna Lisa" sono gioiellini superiori alla media della musica italiana dell'epoca. Il Gran Mogol firma i testi. di più
Luciano Ligabue -Lambrusco, coltelli, rose & pop corn
Inizia a ripetersi. Il secondo album è, nientemeno, che un seguito dell'esordio, un po' meno convincente ma sicuramente ancora molto ben suonato, con alcuni riff azzeccatissimi ("Sarà un bel souvenir"; "Urlando contro il cielo"). "Camera con vista sul deserto" lascia a bocca aperta, altre cose meno. di più
Litfiba -Terremoto
Smessi i panni del gruppo rock duro e puro emergente, i Litfiba si trasformano (con grande scorno dei fans di primo pelo) in un gruppo d'alta classifica campioni di un rock più vicino al pop. Scandalo: ma và, è solo l'evoluzione naturale di un gruppo che ha capito che gli anni '90 non possono più essere musicalmente trattati come gli '80. "Firenze sogna"; "Soldi"; "Dimmi il nome"; "Maudit" risuonano in tutte le radio. La qualità è altissima, ma i dissidi fra Renzulli e Pelù si fanno vieppiù sempre più insistenti, e i lavori successivi ne decreteranno la fine sia amicale sia musicale. di più
Elio e le Storie Tese -Italyan, Rum Casusu Çikti
Opus "elico" n.2. Il loro capolavoro. Suonato benissimo, è un mix di divertimento, splendida musica e citazionismo sfrenato. "Pipppero" è il tormentone dell'estate 1992, ma a passare alla storia sono, tra le altre, "Uomini col borsello"; il supereroe più improbabile di ogni tempo, "Supergiovane" e la perfida "Servi della gleba". Partecipano, ridanciani: i Pitura Freska, Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Riccardo Fogli. Esilarante. di più
Fabrizio De André -La Buona Novella
I Vangeli apocrifi sono alla base della bella rilettura della vita di Gesù, uomo e non Dio, che ne fa il cantautore genovese. Ci suona la, non ancora famosa, PFM, e nell'Italia bigotta degli anni '70 fu un bel, e salutare, pugno allo stomaco. Forse un po' troppo acerbo musicalmente (la prima parte è abbastanza monotona), ma brani come "Via della croce"; "Tre madri" sono da mandarsi a memoria. Chiude l'epica "Il testamento di Tito", un idillio. di più
Francesco Guccini -Due Anni Dopo
Più curato musicalmente rispetto al precedente, Guccini comunque non rinuncia al minimalismo. Poesie, più che canzoni. Roba di lusso, però: "Lui e lei"; "Al Trist"; "Vedi cara"; "Giorno d'estate"; "La verità". Fa da corolla, la battagliera "Primavera di Praga". I Nomadi, in questo momento più popolari, lo aiutano come interpreti delle sue canzoni, in effetti lui, vende ancora pochissimo. di più
Francesco Guccini -L'ultima Thule
Alla fine di un lungo viaggio, la nave svanisce e ne scompare financo il ricordo. L'ultimo lavoro di Guccini lascia il segno, ed è il suo album migliore da molti anni in qua: la title-track, arabeggiante, funziona a meraviglia, così come la quarta canzone di notte (definitiva, imperiosa). Le amare dolcezze de "L'ultima volta" tratteggiano un artista esistenzialista e fatalista come nessuno in Italia, ma sorprende soprattutto l'excursus vagamente felliniano de "Gli artisti". Buon viaggio, Maestrone. di più
Roberto Vecchioni -Blumùn
Il Vecchioni fine anni '80 e, tout court, anni '90 credo sia il migliore (fors'anche di più di quello, ad oggi indigeribile, degli anni '70). "Blumùn" è una carezza che non smette mai di emozionarmi: dalla title-track a "Euridice", dal divertimento pecoreccio, ma di classe, de "Saggio di danza classica e moderna" alle emozioni, invero mai trattenute, de "Il mago della pioggia". Nel finale s'ingolfa (gli ultimi due brani sono mediocri), ma è un disco da cui continuerò a farmi affascinare. di più
Baustelle -La malavita
Dopo due album di nicchia, firmano con la Warner, vengono subissati di fischi dai fans della prima ora, ma stravendono, e dunque chapeau. L'album, musicalmente accattivante e narrativamente sorprendente, è una sorta di omaggio al cinema italiano poliziottesco anni '70, con i suoi toni e i suoi umori. Bianconi è in stato di grazia, e in tutta Italia rimbalzano canzoni non facili come "La guerra è finita", "Un romantico a Milano", "Il corvo Joe". Brani da mandarsi a memoria come "Sergio", "A vita bassa", "Il nulla" profumano di Smiths, come non si vedeva da (troppo) tempo nel Belpaese. di più
Francesco Guccini -Metropolis
Il lento morire delle città si interseca col lento perire dell'uomo che le popola: un disco a tratti magnifico, sontuoso ("Bisanzio"), ironico ("Bologna"), narrativamente coinvolgente ("Antenor"), da pelle d'oca ("Lager"), da piangere ("Venezia"). Con qualche brano in odor di riempitivo, ma c'è abbastanza polpa e molta, molta ciccia. di più
Giorgio Gaber -Io non mi sento italiano
Uscito postumo l'ultimo lavoro di Gaber (voce affaticata, invecchiata, sofferente) pare un lascìto artistico e spirituale, quasi un testamento. La conclusiva "Se ci fosse un uomo" è l'ultima speranza possibile: una civiltà nuova che soppianti questo nostro mondo inesorabilmente malato. La speranza, però, è anche "Non insegnate ai bambini", più alcuni brani del passato riproposti in chiave moderna. L'ironia è assicurata ("Il corrotto") ma il tono è, ça va sans dire, funereo. di più
Luca Carboni -Luca Carboni
Un disco bellissimo, figlio della sua epoca e di una generazione inquieta che Carboni delineò con raffinatezza e bel gusto pop. Canzoni come "La voglia di vivere", "Vieni a vivere con me", "Farfallina", "Silvia lo sai" passeranno alla storia, mentre episodi, apparentemente più deboli, come "Lungomare" o "Caro Gesù" sono segni di una definitiva maturazione, non solo musicale. di più