Mango -Sirtaki
Culmine di Mango e uno dei dischi italiani più belli di tutti i tempi. Piacevole, carezzevole, piacione il giusto, fonde con abilità il pop nostrano con i suoni del Mediterraneo più vicino alla Grecia: "Nella mia città" e "Tu... sì" sono due baci Perugina che fanno centro, ma la title-track e il singolone "Come Monna Lisa" sono gioiellini superiori alla media della musica italiana dell'epoca. Il Gran Mogol firma i testi. di più
Luciano Ligabue -Lambrusco, coltelli, rose & pop corn
Inizia a ripetersi. Il secondo album è, nientemeno, che un seguito dell'esordio, un po' meno convincente ma sicuramente ancora molto ben suonato, con alcuni riff azzeccatissimi ("Sarà un bel souvenir"; "Urlando contro il cielo"). "Camera con vista sul deserto" lascia a bocca aperta, altre cose meno. di più
Litfiba -Terremoto
Smessi i panni del gruppo rock duro e puro emergente, i Litfiba si trasformano (con grande scorno dei fans di primo pelo) in un gruppo d'alta classifica campioni di un rock più vicino al pop. Scandalo: ma và, è solo l'evoluzione naturale di un gruppo che ha capito che gli anni '90 non possono più essere musicalmente trattati come gli '80. "Firenze sogna"; "Soldi"; "Dimmi il nome"; "Maudit" risuonano in tutte le radio. La qualità è altissima, ma i dissidi fra Renzulli e Pelù si fanno vieppiù sempre più insistenti, e i lavori successivi ne decreteranno la fine sia amicale sia musicale. di più
Elio e le Storie Tese -Italyan, Rum Casusu Çikti
Opus "elico" n.2. Il loro capolavoro. Suonato benissimo, è un mix di divertimento, splendida musica e citazionismo sfrenato. "Pipppero" è il tormentone dell'estate 1992, ma a passare alla storia sono, tra le altre, "Uomini col borsello"; il supereroe più improbabile di ogni tempo, "Supergiovane" e la perfida "Servi della gleba". Partecipano, ridanciani: i Pitura Freska, Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Riccardo Fogli. Esilarante. di più
Fabrizio De André -La Buona Novella
I Vangeli apocrifi sono alla base della bella rilettura della vita di Gesù, uomo e non Dio, che ne fa il cantautore genovese. Ci suona la, non ancora famosa, PFM, e nell'Italia bigotta degli anni '70 fu un bel, e salutare, pugno allo stomaco. Forse un po' troppo acerbo musicalmente (la prima parte è abbastanza monotona), ma brani come "Via della croce"; "Tre madri" sono da mandarsi a memoria. Chiude l'epica "Il testamento di Tito", un idillio. di più
Francesco Guccini -Due Anni Dopo
Più curato musicalmente rispetto al precedente, Guccini comunque non rinuncia al minimalismo. Poesie, più che canzoni. Roba di lusso, però: "Lui e lei"; "Al Trist"; "Vedi cara"; "Giorno d'estate"; "La verità". Fa da corolla, la battagliera "Primavera di Praga". I Nomadi, in questo momento più popolari, lo aiutano come interpreti delle sue canzoni, in effetti lui, vende ancora pochissimo. di più
Francesco Guccini -L'ultima Thule
Alla fine di un lungo viaggio, la nave svanisce e ne scompare financo il ricordo. L'ultimo lavoro di Guccini lascia il segno, ed è il suo album migliore da molti anni in qua: la title-track, arabeggiante, funziona a meraviglia, così come la quarta canzone di notte (definitiva, imperiosa). Le amare dolcezze de "L'ultima volta" tratteggiano un artista esistenzialista e fatalista come nessuno in Italia, ma sorprende soprattutto l'excursus vagamente felliniano de "Gli artisti". Buon viaggio, Maestrone. di più
Roberto Vecchioni -Blumùn
Il Vecchioni fine anni '80 e, tout court, anni '90 credo sia il migliore (fors'anche di più di quello, ad oggi indigeribile, degli anni '70). "Blumùn" è una carezza che non smette mai di emozionarmi: dalla title-track a "Euridice", dal divertimento pecoreccio, ma di classe, de "Saggio di danza classica e moderna" alle emozioni, invero mai trattenute, de "Il mago della pioggia". Nel finale s'ingolfa (gli ultimi due brani sono mediocri), ma è un disco da cui continuerò a farmi affascinare. di più
Baustelle -La malavita
Dopo due album di nicchia, firmano con la Warner, vengono subissati di fischi dai fans della prima ora, ma stravendono, e dunque chapeau. L'album, musicalmente accattivante e narrativamente sorprendente, è una sorta di omaggio al cinema italiano poliziottesco anni '70, con i suoi toni e i suoi umori. Bianconi è in stato di grazia, e in tutta Italia rimbalzano canzoni non facili come "La guerra è finita", "Un romantico a Milano", "Il corvo Joe". Brani da mandarsi a memoria come "Sergio", "A vita bassa", "Il nulla" profumano di Smiths, come non si vedeva da (troppo) tempo nel Belpaese. di più
Francesco Guccini -Metropolis
Il lento morire delle città si interseca col lento perire dell'uomo che le popola: un disco a tratti magnifico, sontuoso ("Bisanzio"), ironico ("Bologna"), narrativamente coinvolgente ("Antenor"), da pelle d'oca ("Lager"), da piangere ("Venezia"). Con qualche brano in odor di riempitivo, ma c'è abbastanza polpa e molta, molta ciccia. di più
Giorgio Gaber -Io non mi sento italiano
Uscito postumo l'ultimo lavoro di Gaber (voce affaticata, invecchiata, sofferente) pare un lascìto artistico e spirituale, quasi un testamento. La conclusiva "Se ci fosse un uomo" è l'ultima speranza possibile: una civiltà nuova che soppianti questo nostro mondo inesorabilmente malato. La speranza, però, è anche "Non insegnate ai bambini", più alcuni brani del passato riproposti in chiave moderna. L'ironia è assicurata ("Il corrotto") ma il tono è, ça va sans dire, funereo. di più
Luca Carboni -Luca Carboni
Un disco bellissimo, figlio della sua epoca e di una generazione inquieta che Carboni delineò con raffinatezza e bel gusto pop. Canzoni come "La voglia di vivere", "Vieni a vivere con me", "Farfallina", "Silvia lo sai" passeranno alla storia, mentre episodi, apparentemente più deboli, come "Lungomare" o "Caro Gesù" sono segni di una definitiva maturazione, non solo musicale. di più
Circulation of Events
Uno dei primi brani dove compare una linea sequenziata. di più
Tiziano Ferro -Alla Mia Età
Terzo lavoro dell'artista di Latina, primo non prodotto dalla coppia Salerno/Maionchi. Già il precedente album ("Nessuno è solo") suonava come un passo indietro rispetto all'r&b che contraddistingueva i primi due album (la produzione di Canova aiutò molto), questo è una lagna imbevibile in cui il nostro ci racconta, in musica, tutti i suoi drammini e drammoni esistenziali quasi come se il pubblico fosse il proprio psichiatra. C'é Fossati ("Indietro"), c'è Battiato ("Il tempo stesso") ma c'è (molta) poca sostanza, a salvarsi solo la curiosa "La traversata dell'estate" e il singolone "Il regalo più grande". Poca roba, Mr. Ferro. di più
Marlene Kuntz -Catartica
Uno dei più belli dischi italiani degli anni 90. Il miglior esordio di sicuro. di più