[contiene spoiler]

Denis Villeneuve con Blade Runner 2049 firma il suo primo capolavoro, non esente da piccole imperfezioni di sceneggiatura, ma trascurabili di fronte all'imponente portata contenutistica del film. La scelta di voler confrontarsi con il capolavoro del 1982 dichiarando sfacciatamente la volontà di non volersi distanziare tematicamente e visivamente dall'opera madre, sin dalle prime indiscrezioni sul progetto è stata accolta da molti fan e non con grande eccitazione, ma anche con molto sospetto.
La fiducia era principalmente basata sui nomi legati al film in realizzazione, Denis Villeneuve e Roger Deakins, detentori di grande tecnica e conoscenza cinematografica e capaci di grande introspezione narrativa e visiva. Il film ha superato ogni aspettativa, acclamato alle prime proiezioni da molti critici, fin da subito è stato definito degno successore dell'inavvicinabile film di Ridley Scott, per alcuni allo stesso livello o addirittura superiore. Ovviamente le dichiarazioni azzardate e coraggiose di qualche critico elettrizzato hanno fatto storcere il naso a molti, legittimamente. Blade Runner 2049 non raggiunge le vette del primo film, ma si conferma comunque come uno dei migliori film realizzati ad Hollywood da anni a questa parte.

Le interpretazioni di Ryan Gosling, Harrison Ford e Sylvia Hoeks raggiungono l'eccellenza, ma tutto il film è costellato da piccoli ruoli tutti perfettamente interpretati e caratterizzati. Allo stesso modo le musiche di Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch sono un perfetto accompagnamento alle immagini di rara potenza filmate da Villeneuve. Roger Deakins si conferma guru indiscutibile della direzione della fotografia, e questo film è un altro tassello importante da inserire nel corpus qualitativamente superiore della sua opera, costante e sempre riconoscibile. Mirabile la sequenza nella sala degli ologrammi, l'agente K si fa malmenare passivamente da Deckard per dimostrare la sua innocuità, in cui le immagini residue di Elvis Presley e Marylin Monroe rendono esplicita la natura meta-cinematografica dell'operazione. Blade Runner 2049 amplia e assimila gli scenari realizzati nei film di fantascienza degli ultimi dieci anni assoggetandoli all'universo creato da Scott all'inizio degli anni '80: oggettificazione della donna, questioni ecologiche e climatiche, l'umanizzazione della macchina.

Villeneuve, in un continuo gioco di citazioni al cinema di autori contemporanei e passati (Her di Jonze, WALL-E, Offret di Tarkovskij!), con un occhio inevitabilmente puntato alle regole ferree di Hollywood assoggetta la natura sfuggente della narrazione ad una colta e ricercata estetica. In un cinema sempre più seriale che sembra voler inglobare l'autorialità per i propri scopi di guadagno, il remake, i sequel e i prequel rappresentano una facile fonte di guadagno, giustificata dall'infinito interesse dello spettatore superficiale verso icone pop revitalizzate dall'industria cinematografica. D'altra parte il cinema sin dagli albori si è sempre trovato volontariamente o involontariamente a dover riflettere su quelle che sono le tecnologie, le tendenze e i meccanismi che dominano la nostra realtà, in positivo e in negativo. In questo senso BR2049 è ascrivibile all'ancora esigua schiera di film che rivisitano e che espandono un universo già esistente riflettendo però sulla propria natura di "secondo capitolo". BR2049 riflette sui temi già presentati nell'opera dell'82, inserisce dialoghi e immagini del film precedente dando vita a un vero e proprio dialogo tra "passato" e "futuro". Lo stesso percorso è stato intrapreso da Lynch senza alcun compromesso nella terza stagione di Twin Peaks, raggiungendo risultati senza precedenti.

Replicanti replicati, Raechel torna brevemente in vita sotto gli occhi impauriti e stupefatti di Deckard, ma si dimostra quasi immediatamente un'immagine errata e falsa, e per questo viene eliminata. La memoria assume il ruolo di vera protagonista dell'intera pellicola e nonostante la sua artificiosità si dimostra più onesta di qualsiasi verità, l'unica salvezza di fronte al lucido raziocinio autodistruttivo della nostra epoca.

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