Chi si ricorda di Diana Est?

Un scandaloso remix di un suo pezzo ("Le Louvre") andava forte qualche anno fa in discoteca e fece indignare i fan di questa icona-meteora degli anni '80, la cui carriera durò pochissimi anni e fu fatta di soli tre 45 giri di grande successo.

Di Diana Est ciò che colpiva, più che la voce (non proprio all'altezza), era l'aspetto, il suo stile, a metà tra il marziano e il mitologico, tra new-wave e antichità classica, tra passato e futuro.  New-wave… o meglio "elettro-synth-pop-dance". Un giovanissimo Enrico Ruggeri, agli inizi della sua carriera da solista, dopo l'avventura con i "Decibel", scrisse per lei i testi di "Tenax" e di "Le Louvre", mostrando già una notevole originalità e maturità.

"Tenax", dell'82, all'epoca, in Italia, dovette essere qualcosa di incredibile: l'intro di batteria elettronica, le tastiere, il ritmo ossessivo e un testo brillante e decadente, con alcuni versi in latino, rendevano il pezzo molto efficace. Sul lato b c'è ancora pura new- wave: "Notte senza pietà".

Il successo di questo pezzo viene ripetuto nell'83 con "Le Louvre", un altro pezzo accattivante, che , credo, vede ai cori lo stesso Ruggeri. Il pezzo parla di un mondo in cui i dipinti escono dai musei per diffondere la cultura nella società moderna delle banalità (fuori dai musei nuovi amici miei si distruggerà la civiltà delle banalità"… )

Sul lato b c'è "Marmo di città", un dialogo sul trascorrere del tempo con una antica scultura. Ancora ritmi inquietanti e atmosfere notturne contraddistinguono le canzoni.

Dopo la rottura del sodalizio con Ruggeri, esce nell'84 "Diamanti" (sul lato b c'è "Pekino"), episodio minore che segna la fine della carriera di questa brillante meteora.

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