Questo disco rappresenta un punto di svolta nella carriera dei "Die Apokalyptischen reiter"; se infatti già nel precedente "All you need is love" il gruppo aveva incominciato ad aprire il proprio sound death-sinfonico ad alcune contaminazioni è qui che si traccia il successivo percorso della band, che li porterà a un maggior uso del tedesco per il cantato e ad una proposta musicale sempre più melodica ed ibrida.

Seppur la componente death sia stata ridotta, anche a livello vocale con un maggior uso delle clean vocals, sono sempre presenti gli elementi tipici della loro musica quali l'alternanza tra momenti più tranquilli ad altri più tirati; rimane inoltre il continuo rincorso alla tastiera che con le sue trame crea un tappeto melodico su cui si innestano i vari pezzi, ma (e qui voglio rassicurari le frangie oltranziste di metallari che rabbrividiscono a parole come tastiera e melodia, soprattutto se legate al termine death/black) essa rimane sempre funzionale e perlopiù discreta, senza sfociare nell'ampolloso e nel cattivo gusto. Non mancano pezzi più canonici, ma non per questo meno godibili, vere e proprie cavalcate fatte di riff, screaming e doppia cassa, quali l'opener o "Ride on". Ma l'ecletticità della band viene fuori in pezzi quali "Terra Nola", canzone piena di pathos e innesti epici; "Baila conmigo" cantata in spagnolo e descrivibile come un incrocio tra una ballad e un tango condito con ampie dosi di chitarra elettrica; "Du kleiner wicht", fortemente folk e dal sapore medievale; o "Fatima", dalle influenze orientaleggianti.

Non mancano anche momenti più riflessivi grazie a "Das paradies" una ballata lenta e riflessiva con un retrogusto quasi pop. Il disco si chiude infine con una cover di "Master of the winds" dei Manowar, di cui il gruppo si è sempre dichiarato fan (che volete farci, nessuno è perfetto...).

Tirando le somme si tratta di un gran bel cd, la varietà dei brani difficilmente vi farà annoiare e le canzoni sono tutte ispirate; incredibilmente il gruppo riuscirà a ripetere l'impresa anche nei successivi album, variegando sempre più il loro sound (senza perdere un'impronta di base che lo renda riconducibile alla band) senza cali qualitativi, rischio tutt'altro che astratto quando si mette molta carne al fuoco. Consigliati!

Tai nasha no karosha!

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