Ebbene sì, finalmente le bombe sporche sono esplose anche in Italia...

La data romana del loro tourino attraverso il nostro bel paese è stata un po’ così: avrei voluto dire che è stato fantastico, eccezionale, metafisico e travolgente nonché unico ed irripetibile, ma purtroppo non posso.
La serata è stata piagata in primis dal terribile caldo romano del weekend che si è trasportato tutto anche in serata all’interno del circolo degli artisti trasformandolo in un forno crematorio, cosa che non ha certo aiutato nè il pubblico a godersi la performance nè gli artisti (in questo caso Mick Collins & C.) che nuotavano letteralmente nel sudore ad eseguirla.

La lunghissima attesa della band, preceduta da ben quattro esibizioni di gruppi di spalla (tutti cloni dei Kills più Margaret Doll Rods che si è esibita da sola e sembrava Totò con la grancassa sulla schiena) che hanno aiutato solo a far perdere tempo, forze, pazienza e fiducia nella musica mondiale, è terminata solo ben dopo mezzanotte, e dopo che i vari membri si erano improvvisati roadies andandosi ad auto mettere a posto gli strumenti (astutamente Mick Collins quando poi è salito per suonare si è cambiato la maglietta e si è messo gli occhiali scuri, ma me non mi ha fregato: l’ho reconossiuto listesso). Aggiunto ancora che i poverini hanno combattuto con un impianto di amplificazione veramente pessimo e con un mixaggio abominevole (zero voci e pochissime chitarre, specie quella della fanciulla) forse nel mio caso aggravato dalla posizione sottopalco, si può dire che sono stati bravi ma mai sopra le righe.

Si sono dimostrati una band energica, ruvida, sicuramente grezza (specie dal punto di vista chitarristico dai due menestrelli fenderati mi aspettavo qualcosa di più ma le manone di Collins non sempre sono scivolate via con arte), molto quadrata ma non asfissiante nella sezione ritmica e godibile nella particolarità delle due batterie (Blackwell & Pantano, precisi, non debordanti, veramente giusti) e con Troy Gregory (con un rickenbacker d’antan) a fare anche lui il suo dovere bene ma senza strafare. Appena entrati si sono lanciati in leopard man at c&a e poi via con molto dell’ultimo (wreck my flow, indivisible, la cover sherlock holmes etc. etc.) e una bella scaletta dura ma variata, però alla lunga combattere contro il suono che usciva dagli ampli si è dimostrato troppo anche per loro... Ho apprezzato il professionismo che non li ha fatti mollare neanche quando la Ko Melina è rimasta senza microfono perché quello che aveva era andato ed evidentemente non ce n’era di che sostituirglielo, però la resa era vicina. Non so se l’intermezzo finale con il batterista Ben Blackwell che lascia il drum set per buttarsi a fare una conferenza tra il pubblico sia voluto e provato e cosa di tutte le sere o frutto della disperaz, ma è servito a poco per accendere l’entusiasmo e di sicuro l’invito a ballare è stato poco accolto.

Avevo immaginato di essere travolto dalla musica, ma pur dimostrandosi bravi non mi hanno spazzato via come speravo: strappi funkeggianti tra lampi di furia rock made in usa, garage impregnato di r’n’b, più puliti e fludi nelle esecuzioni di altre performance che ho sentito, si capisce che sono bravi, ma dire che era la serata giusta è difficile. Spero di poterli rivedere e rigiudicare in condizioni migliori. O se qualcuno se li va a vedere nelle prossime date e recensia...

Mick Collins (lead vocals, guitar)
Ko Melina (fuzzy bass)
Ben Blackwell (drums)
Pat Pantano (drums)
Troy Gregory (bass)

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