Ne parlai di sfuggita in un'altra recensione e vista la caratura del gruppo mi sento in dovere di proporre la recensione del loro primo disco. Sono Indonesiani e hanno avuto la forza e il coraggio di proporre una musica particolarmente complessa mascherandola, grazie alle loro indiscutibili abilità strumentali, per (quasi) una passeggiata.

La peculiarità essenziale della loro musica è quella di cambiare continuamente con movimenti spesso brevissimi e della durata, talvolta, di soli pochi secondi. I cambiamenti sono così precisi e così decisi che da un movimento all'altro si potrebbe pensare di essere al cospetto di un altro disco. Poi le trame scorrono, si rincorrono, talvolta ritornano su loro stesse attorcigliate e aggrovigliate, mutate e, seppur simili, appena riconoscibili.

La musica proposta è prog, ovviamente, con contorni personali dati dalla forte miscellanea di stili che vanno dal folk al sinfonico, dal jazz al RIO, dal rock al classicismo ora spavaldo, ora soffuso tra atmosfere zappiane e canterburiane, tra ricami teatrali e sbotti tastieristici di enorme impatto. Voci maschili e femminili, con cantati in parte inglesi in parte in lingua indonesiana si intrecciano con maestria ai tappeti ritmici mai banali e mai scontati, spesso in difficile equilibrio dispari e poliritmico.

Principe, ideatore, compositore e artefice del progetto è l'incredibile chitarrista Iwan Hasan, che strizzando un occhio ad Allan Holdworth e uno a Phil Miller, è riuscito a mettere su una band caratterizzata dalle notevoli capacità personali e senza che nessuno (lui incluso) abbia voglia di spadroneggiare o scadere in semplici atti di virtuosismo, tutto questo ad ovvio vantaggio di un equilibro complessivo invidiabile da qualsiasi band blasonata e occidentale.

Tra i brani migliori vale la pena ricordare "For This Love" che rappresenta in maniera adeguata quanto ho raccontato, ma ancora meglio la conclusiva e lunga "Contrasts" un brano che può dare seri problemi di decisione se togliere il CD dal lettore oppure rimetterlo in loop. Notevole anche l'acustica "Condissonance" un brano molto personale con chitarra, fiati e violino che giocano su partiture che rimandano anche ai grandi autori europei di primi Novecento. Lievemente inferiore è il brano "Dua Cermin" dove complessivamente ci si avvicina di più allo stile "canzone" con risvolti poppeggianti un po' in disaccordo con il resto del disco. Ad ogni modo si tratta di pochi muniti in un disco di oltre un'ora.

Che posso altro dire, il disco è uscito per la Mellow Records ed è datato 1999. A tre anni di distanza il gruppo si è ripresentato con un altro strabiliante prodotto, questa volta per la francese Musea il titolo è "...Tot licht!" e contiene una suite spettacolare.

Chi ha voglia di spaziare tra il prog di scene anche considerate minori qui ha pane per i propri denti e se pensiamo al recente anno di uscita penso che si stia parlando di un acquisto obbligato.

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