Gli anni 80, il punk, la new wave, hanno creato una generazione di artisti che parlano oggi la stessa lingua e che, ognuno a modo suo, ha condiviso le stesse storie, soprattutto quella del "poter fare molto con molto poco".

(Luca Beatrice)

"Taccuini" era un'interessante iniziativa editoriale de il Consorzio Produttori Indipendenti (CPI). Nasceva negli anni novanta sotto la supervisione di Gianni Maroccolo con la "speranza" di far incontrare tra di loro gli artisti di quella generazione cui fa riferimento Luca Beatrice, critico d'arte contemporanea che, tra le altre cose, oggi pare scriva per il solito quotidiano bolscevico e filocomunista. "Taccuini" si presentava come una "collana di musica aliena. Aliena da logiche di mercato, aliena da mode e generi, aliena da stili e preconcetti." Aliena perché "altra musica". Il titolo si deve ad una collezione d'arte pittorica di Andrea Chiesi, le cui opere sono in pratica utilizzate come copertine dei dischi della collana.

La collana vantava numero diciotto (18) volumi pubblicati nel periodo che va dall'autunno del 1996 alla primavera/estate del 1998 (più o meno il tempo di un Governo Prodi insomma) in vendita alla cifra di 16.000 lire ciascheduno. Tuttavia, sebbene l'iniziativa fosse lodevole negli intenti, e al di là delle considerazioni di Beatrice e Maroccolo dai connotati comprensibilmente ideologico-sentimentali e che naturalmente lasciano il tempo che trovano, la qualità delle proposte di "Taccuini" non è sempre eccelsa e/o trascendentale.

Alcuni episodi sono riusciti. Il primo disco di Marco Parente, "Eppur non basta" (prodotto proprio da Gianni Maroccolo); il primo lavoro made in Italy degli italo-francesi Ulan Bator, "Polaire"; "Chaka'", colonna sonora ad opera degli Africa X e dei Beau Geste, interessante combo composto da Maroccolo, Francesco Magnelli, Antonio Aiazzi, Andrea Chimenti e Steven Brown (per la cronaca, "Mr Tuxedomoon"); soprattutto, la ristampa del primo, bellissimo, disco di Andrea Chimenti, "La maschera del corvo nero". Altri, come l'ivi brevemente recensito "CD AUDIO" dei DKEA, sono tutto sommato trascurabili e dimenticabili. Dimenticati.

DKEA sono (erano) Marco L. Lega e Gianni Neri. Il primo nome sarà familiare ai più perché produttore storicamente legato ai Marlene Kuntz con cui ha collaborato fino a "Ho ucciso paranoia". Che io sappia, attualmente nessuno dei due è impegnato in qualche progetto discografico, e questo è ad oggi l'unico disco pubblicato a nome DKEA.

"CD AUDIO" nasceva, secondo le intenzioni degli autori, alla ricerca di un punto di unione tra le idee di suono, tempo e memoria. E' un disco di musica esclusivamente strumentale dai contenuti primitivi, essenziali. Ma allo stesso tempo poco commestibili. Quaranta minuti di campionamenti e tipico frastuono di marca industrial. Tuttavia, se le sonorità proposte sono interessanti, il disco nel complesso manca di puntualità e di una coerenza tale da farne un prodotto piacevolmente ascoltabile per tutte le stagioni. Il frastuono di "CD AUDIO", che pure potrebbe non sfigurare in un lavoro dei geniali tedeschi di Germania Einstürzende Neubauten, finisce con l'essere ridondante e a tratti persino fastidioso. Dimenticabile.

Io questo disco lo ho trovato qualche anno fa tra gli "usati" di Fonoteca. Oggi credo sia introvabile presso i vostri negozi di fiducia. Ammesso che questi esistano ancora e non abbiano lasciato spazio a rivenditori di intimo femminile usato. Però, se siete dotati di pazienza e di una buona dose di coraggio, non dovreste faticare più di tanto a trovare questo dischetto, come gli altri volumi di "Taccuini", tramite una qualche ricerca telematica.

Per quanto mi riguarda vi dico che sugli anni ottanta non ci scatarro su. Qualcuno che adesso non mi va nemmeno di nominare una volta mi ha detto che sono stati "gli anni dei lustrini e dei merletti". Forse aveva ragione. Con il senno di poi mi prendo la briga di riconsiderare la qualità delle produzioni musicali dei vari Ferretti, Maroccolo e della premiata ditta Pelù & Renzulli. Ma nemmeno oggi ce la passiamo troppo bene. Ferretti si diletta nel veder scopare la sua cavallina. Chiara mi ha lasciato. Fonoteca ha chiuso. Quando stacco dal lavoro non ho un cazzo da fare.

Poi dicono che diventiamo tutti sempre più violenti.

Carico i commenti... con calma