Prendete i Daft punk, amalgamateli bene con i Justice ed i Prodigy e ripassate il concentrato con un po' di Bloc Party, infine condite il tutto con una voce rock che a tratti ricorda Pelle Almqvist (the Hives) e il piatto è pronto!

Preparatevi a gustare una hit come "We are rockstar" dove voce e synth si rincorrono e si intrecciano senza sosta fino a sfociare nel martellante riff che sorregge l'intera struttura del brano.

La scorpacciata continua con un pò di sano electro-clash che, se a primo acchitto sembra avere il tipico approccio pop, ricordandoci gli anni d'oro degli Human League, ci colpisce in pieno con degli arrangiamenti sempre originali e mai invadenti.

Un esempio? Provate a sentire gli pseudo-mandolini nel ritornello di "Dawn of the dead".

Per non farci rimanere a bocca asciutta, i Dioyy ci regalano perle di techno rave ("Attack of the 60ft Lesbian Octopus") ed inni di elettro rock con tanto di cassa in quattro e filtri vocali metallici in stile Yellow Magic Orchestra (Doomed now).

Ci dimostrano di potersi allontanare dalla classica struttura pop con il brano "Weird science", in cui le matrici funk e rock della band si sommano creando un brano di sano elettro-funk che tanto va di moda; se non vi dicessero di chi si tratta potreste persino pensare che su Discovery dei Daft Punk c'era una bellissima bonus track che vi è sfuggita.

Ed eccoci al dolce: la controversa scelta di finire un album con il singolo di lancio della band ("Epic last song") ...echi di romantico brit-pop si fondono con un morbido arrangiamento elettronico creando un'alchimia bilanciata e mai invadente che trasmette un vago senso di malinconia per la fine di un album veramente ben concepito.

Da servire a volume alto.  

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