Certi ascolti, si sa, gratificano enormemente se messi in relazione al giusto stato d'animo, in particolare quando riescono a suggestionarlo a loro volta.

In questo senso un noto antropologo della Val D'Ossola, laureato alla Masticoni e ora collaboratore di Monti nel Ministero della Tutela del Vitalizio, ha azzardato la tesi riguardo la quale le note musicali, per alcuni soggetti, sono un pò come il meteo: possono plagiare in positivo o in negativo lo svolgimento della giornata. Ora, se fosse così, se il potere intrinseco della musica avesse tale, patologica, valenza, ci sarebbe da chiedersi dove saremmo costretti a collocare, nell'arco delle ventiquattr'ore, i Manowar, ad esempio. Prima di un amplesso? Forse durante? Già mi immagino quale insanabile crisi colpirebbe le industrie di Cialis e il boom di quelle di olii cosmetici! Per non parlare poi di Lady Gaga che già dalla semantica del nome lascia intuire quando poter approfittare delle sue invitanti note... Per chi, poi, non può fare a meno di silurarsi i maroni di depressione e sofferenza c'è sempre la blackgaze, in special modo adesso che il torrido caldo estivo rimane solo un pallido ricordo e che ci si prepara, ahimè, a fare le code nei negozi per qualche stupido ed inutile regalino natalizio.

Aspettando il nuovo degli Alcest e con ancora nelle orecchie almeno una decina di dischi post-post-post-black assai sferzanti usciti negli ultimi mesi, in un ulteriore sussulto di scoramento inconscio, sono andato a ripescare della roba che avevo accantonato in momenti decisamente più giulivi e ''Dying Away in the Deep Fall'' dei Dopamine, uscito nel 2010 appena prima dello scioglimento, faceva proprio al caso mio. Loro hanno gli occhi a mandorla, vengono dalla Cina (si, lo so, pare strano anche a me) ed hanno come deus ex machina un certo signor Deng, una testolina piuttosto illuminata, che non sarà certo Neige ma anche lui il fatto suo lo sa (i più curiosi si vadano a spulciare il catalogo della Pest Production, sua personalissima etichetta).

Ebbene, dopo aver somatizzato i miei dispiaceri con questi cinque sposalizi tra essenze strumentali e minimaliste tanto care al post-rock (Explosions in the Sky in primis) e improvvise e cazzuttissime esplosioni screaming-black ad alto rilascio di dopamina (appunto) che getterebbero nello sconforto anche Jenna Jameson difronte ad uno qualsiasi dei capo tribù bangu del Congo, ho realizzato che sui cinesi esistono troppi luoghi comuni.

Non sempre ''Made in China'' è sinonimo di paccottiglie ed imbrogli. Non sempre il popolo più numeroso del pianeta è il grande responsabile di crisi economiche, svilimento dei diritti personali, inquinamento, utilizzo improprio di animali domestici come pietanze, abbassamento della lunghezza media mondiale del membro maschile. Talvolta, dietro a quella perenne risatina al limite del fastidioso, dietro a strumenti musicali etnici coma la Pipa e il Suona, possono nascondersi gangli lancinanti di pessimismo e disperazione.

Così...poco poco...come piace a noi...

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