Compito arduo ed impegnativo ogni qualvolta capita di recensire un lavoro dei Dream Theater. Se non fosse perché sempre e comunque Petrucci e compagni suscitano polemiche e discussioni.
E questa è la decima fatica da studio del quintetto statunitense che negli ultimi tempi, specie da quando sono sotto le ali della Roadrunner Records, sfornano uscite a ripetizione tra live, cover, best of e quant'altro....
"Black Cluod & Silver Lining" si propone dopo i discussi "Train Of Thought", "Octavarium" e "Systematic Chaos", che hanno diviso alquanto il pubblico, per la loro banalità ed carenza di contenuti, o semplicemente per un cambio repentino di sonorità e musicalità della band dopo "Six Degrees Of Inner Turbulence".
Il pensiero dei più affluisce verso una scelta della band assoggettatasi al Dio denaro. La delusione globale degli amanti di I&W, AWAKE e SFAM è imperversata nei forum più disparati. Qualcuno ha altresì sentenziato che i Dream Theater fossero una band al crepuscolo. L'anteprima dell'uscita di BC&SL è stata accompagnata dalle dichiarazioni un po' proibitive del duo Petrucci-Portnoy, che han semplicemente dichiarato che questo loro ultimo lavoro avrebbe in un certo senso racchiuso in sé i migliori valori della band. Un po' pretenziosa come considerazione. O semplice promozione?
Sicuramente i Dream Theater hanno lasciato da tempo la strada "vecchia", per percorrerne una nuova, forse più moderna, forse più populista. Ma questo Black Cluod & Silver Lining non puo' che essere una piacevole sorpresa. E sicuramente risulta un lavoro molto più prezioso dei suoi ultimi predecessori. Perché i DT non possono finire di stupire, è palese.
Sei tracce, 75 minuti di alto livello tecnico. Metal, sprazzi di gothic, e tanto deciso buon prog. Questo è "Black Cloud & Silver Lining". Non un ritorno vero e proprio ai fasti degli anni '90, ma di certo un lampo di luce dopo le ultime discusse pubblicazioni.
A Nightmare To Remember è il brano di apertura. Inizio tambureggiante e crudo con un LaBrie graffiante come da tempo non lo si sentiva. L'atmosfera cupa ben presto lascia spazio ad un intermezzo più arioso e con sonorità più prog. Ascoltatela, merita davvero. Il singolo A Rite Of Passage, la seconda traccia, è poco ispirata senza dubbio. Molto classic-metal, lineare e senza sorprese, caratterizzata da un ritornello sicuramente gustoso e piacente.
Wither rappresenta la ballad dell'album. Malinconia, tanto sentimento. Spezza il ritmo prima della successiva The Shattered Fortress, ultimo capitolo della saga che ha come protagonista la riabilitazione dall'alcool del caro Portony. Iniziata anni or sono con The Glass Prison in SDOIT, trova il suo finale in un pezzo che racchiude in sé frammenti dei capitoli precedenti, leggermente rivisitati con sopraffino gusto. Una sorta di medley, in fin dei conti, ma perché no, azzeccato.
E veniamo alle due tracce, le ultime, che innalzano il livello dell'intero lavoro. The Best Of Time, brano che Portnoy dedica al padre scomparso nel febbraio di quest'anno, e The Count Of Tuscany. Il primo è maledettamente Dream Theater. Ricorda Surrounded e Spirit Carries On. Malinconica anch'essa, aggrazziata, solare, melodicamente fantastica. E con un Petrucci finalmente sentimentale nei suoi assoli.
Il secondo, The Count Of Tuscany è a detta di molti il brano che vale l'acquisto di BC&SL. Prog Prog Prog. Riecco a tutti gli effetti i veri DT, quelli che ci aspettiamo, quelli che sempre vorremmo sentireì. La parte psichedelica centrale è straordinariamente d'effetto.
In ultima analisi, l'album a mio avviso è il migliore degli ultimi tempi. Più omogeneo di "Systematic Chaos", meno banale di "Octavarium", indubbiamente più prog di "Train Of Thought".
Rudess è vivo e presente. Petrucci spazia più di sentimento che non riversando miriade di note negli assoli. Portnoy a tratti ci ricorda che è uno dei migliori interpreti del suo strumento. Peccato per le parti di pseudo-growl che quest'ultimo si ostina ad inserire di tanto intanto e che rovinano le songs.
LaBrie purtroppo sembra svolgere il suo compitino senza spaziare più di tanto e senza dare prova del suo repertorio vocale. Peccato.
Un album certamente da ascoltare, riascoltare e apprezzare. Sicuro.
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