Ciao gente, riprendiamo il nostro viaggio nella musica italiana "minore" con un cantante di discreto successo in Italia, ma con ottimo e perdurante seguito soprattutto all'Est europeo. Mi ricordo ad esempio che nel '95, a Praga per uno scambio culturale, i giovani boemi reduci dal rigore comunista mi chiedevano di Drupi come del miglior cantante italiano. Mica male!

Drupi - vero nome Giampiero Anelli, originario del pavese, dalla calda voce adatta al blues ed al soul, lo vedo un po' come il precursore di Zucchero, ovvero come un cantante che mescola con una certa abilità la melodia italiana con il mood della musica nera, al pari di quanto faceva, nei primi anni di carriera, un altro lombardo di periferia, il bresciano Fausto Leali; quasi a tracciare un ideale congiungimento fra le pianure lombarde e quelle degli Stati confederati al di là dell'Oceano (parallelo interessante anche in chiave politica, se ci pensate bene su).

Drupi è interprete di alcuni bei pezzi, premiati anche da buoni riscontri di vendite, nei primi anni '70, quando canta "Sereno è" e  "Piccola e fragile". Trattandosi dei brani più famosi del Nostro, è forse il caso di esaminarli più da vicino: il rilassato "Sereno è" può definirsi come un mid-tempo dall'andatura pigra e blueseggiante, in cui Drupi mette in mostra le sue doti vocali e, probabilmente, la sua visione del mondo, in cui la serenità viene descritta con riguardo alle piccole cose di ogni giorno; "Piccola e fragile" è una canzone d'amore inusuale per l'epoca, non tanto per i testi ma per la forza della melodia e della vocalità del cantante d'origine pavese: un piccolo anthem, a ben pensarci, e, probabilmente, uno dei migliori brani degli anni '70, che rimane impresso nella memoria quasi come un brano del miglior Battisti.

Nel corso degli anni '80 la carriera di Drupi si fa altalenante, ed il nostro non evolve rispetto ai cliché visitati nella sua prima produzione artistica, denotando alcuni limiti espressivi, accentuato da un repertorio non sempre all'altezza. A poco servono le partecipazioni a Sanremo (con buoni risultati nell'82 - terzo - ed un calo registrato nelle edizioni seguenti del Festival).

Si tratta, forse, di un artista invecchiato precocemente, almeno nel mercato italiano, per due fattori concomitanti: da un lato, la sua (condivisibile) ritrosia a comparire troppo in pubblico salendo su palchi pieni di "nani e ballerine", come andava di moda all'epoca, che forse gli aliena le simpatie degli addetti ai lavori, più che del pubblico memore dei primi cavalli di battaglia; dall'altro - fatto a mio parere ancor più rilevante - quello di vedersi superato, nel suo stesso terreno, da artisti domestici che hanno assorbito l'esempio dello stesso Drupi (come il menzionato Zucchero) che sfondarono soprattutto negli anni '80, e da artisti anglosassoni che penetrarono in maniera più accentuata nel mercato musicale italico (es. Robert Palmer), superando i limiti distributivi che, nel decennio precedente, giustificavano la nascita di tanti epigoni alle nostre latitudini. In sintesi, il pubblico italiano era troppo esterofilo per Drupi - paradossalmente premiato dagli esterofili stranieri e dell'est - e quello non esterofilo era intercettato dall'offerta di Zucchero.

Ciò non toglie che, a Sanremo '88, giusto vent'anni fa, Drupi se ne esca fuori con uno dei migliori pezzi del suo repertorio: "Era bella davvero". Riallacciandosi ai suoi primi brani degli anni '70, con maggior maturità e controllo stilistico, il Nostro narra in maniera disincantata dell'amore che non è più, ed in piena rilassatezza raccoglie i cocci di quel che è stato, serbando un ricordo sereno, ed al contempo, ironico.

In questa antologia di metà anni '90 trovate il meglio di questo simpatico artigiano della musica italiana, che ha il pregio di non essersi mai preso troppo sul serio e di non aver accampato troppe pretese nei confronti del mondo discografico, spesso preferendo la pace della campagna e del suo hobby prediletto - la pesca - agli artificiosi rendevouz che rattristano il nostro weekend televisivo. Allo stesso modo le sue canzoni non pretendono di insegnarci una via maestra, non vogliono dirci nulla più di quanto narrano, all'insegna di una essenzialità espressiva e di una onestà intellettuale di fondo che rendono merito a Drupi.

Un bel voto di stima 3/5, considerando la obiettiva qualità del cantante in questione.

Sempre Vostro

 

Il_Paolo

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