La carriera musicale dei Dry Kill Logic comincia Westchester, New York, nel 1995, si sono da subito ispirati ai leggendari dei del metal: Pantera, Tool, King Diamond, Sepultura e Fear Factory. La band è composta da quattro membri: Cliff Rigano (voce), Dave Kowatch (basso), Scott Thompson (chitarra) e Phil Arcuri (batteria).Il disco da me recensito è il primo LP della loro produzione discografica, precede The Dead And Dreaming (del 2004) e Magellan Complex (fra pochi giorni negli scaffali).

L’album è composto da 12 tracce e nonostante sia palese la scarsa originalità tecnica proposta, alla fine viene da pensare che suonano bene e come prima uscita mostra solo qualche lacuna. L’opera è solida e facilmente assimilabile senza sforzi particolari,si ondeggia fra momenti di forza bruta al 100% che si intrecciano con melodie riflessive che preparano nuova violenza sonora attraverso l’elettronica; si và su di rabbia e giù d’angoscia e in tutta la durata i nostri recettori acustici vengono sollecitati.

Un album che riesce a metterci davanti tutta la frustrazione di una Vita tanto crudele quanto assurda.Si parte subito forte con Nightmare che rappresenta la sintesi dell’album con il suo ritornello tagliente come una sentenza: ”ME + U = NIGHTMARE“, si passa poi a Feel the Break  che considero uno dei brani migliori del cd nel quale Rigano riesce a mostrarci con la sua abilità vocale l’angoscia interiore.Le tracce seguenti non seguono un filo logico e appaiono abbastanza slegate fra loro, sospese fra vari stili (Fear Factory, Korn, Mudvayne etc.) ma che in ogni caso offrono un buon intrattenimento Degne di nota  Assfault e Weight in cui Rigano mostra la sua versatilità vocale.Il cd a mio avviso si risolleva con Rot e track 13 con le quali s’inizia ad avvertire uno scricchiolio del cranio, sottoposto a pressioni sonore non indifferenti seguite da feroci ma al contempo dolci aperture melanconiche. Cambi di tempo funzionali ed un Arcuri bravo a ritagliarsi la sua fetta di gloria riescono ad avvolgerci, e al contempo renderci parte integrante di un processo in cui siamo coltello e ferita insieme. L’album è chiuso da Goodnight che è la canzone più morbida del cd e ci mostra la vena più melodica del quartetto, arrangiata in chiave acustica rappresenta un attimo di serenità dopo tanta foga.

Questo è un cd che a molti farà storcere il naso, ma ad altri potrebbe piacere, sopratutto se ama gruppi che alternano aggressività e melodia in maniera opportuna ed efficace.Un gruppo che merita attenzione secondo me  perché sa creare atmosfere che affondano le radici nel lato più oscuro della nostra esistenza (uccidere, schiacciare e distruggere), una caduta senza possibilità d’appiglio a cui nessuno può sfuggire.
P.S. Consiglio anche The Dead And Dreaming che ci offre dei  Dry Kill Logic  più maturi e arrabbiati.

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