A metà del 1989 John Taylor, carismatico bassista sempre in bilico tra rock, funk e sperimentazione, realizzò che il gruppo, per esprimere al massimo il notevole potenziale, doveva tornare a contare cinque elementi. "Notorious" (1986) e "Big Thing" (1988) avevano costretto lui, Simon Le Bon e Nick Rhodes a ridurre il progetto a trio. Andy Taylor, il chitarrista storico, ancora inebriato dalla fortunata parentesi con i Power Station, aveva annusato il progetto "Notorious" giusto il tempo per arricchire il brano "American Science", per poi lasciare il testimone a Warren Cuccurullo, scuola Frank Zappa, che chiese ed ottenne il posto con una caparbietà che non passò inosservata. Mossa azzeccata: l'artefice di "Ordinary World", ormai lo si è evinto, è lui. Roger Taylor, batterista, alzò semplicemente bandiera bianca. Andò a vivere in campagna, precursore inconscio del celebre brano di Cutugno, per riposare in compagnia della prima moglie Giovanna. Se la prese comoda: lo rivedremo, fresco come una rosa, in occasione della reunion del 2001 che darà vita ad "Astronaut" (2004). "Notorious" e "Big Thing" rappresentano il punto più alto dell'intera discografia, anche se l'eco di "Rio" tende a spazzare via questa certezza: il suond si fa più pulito, elaborato, sofisticato, ma gran parte del pubblico non apprezza. Le vendite calano, solo il Bel Paese sembra non patire l'onda d'urto del dissenso e continua a mandare i ragazzi su, in alto, nelle classifiche. John lo vive come un (mezzo) fallimento. A ragion veduta, perché "Liberty" venderà poco, pochissimo; il problema non era dunque il numero dei componenti. Bisognava, piuttosto, dare tempo al tempo. Trovare i singoli giusti, guardarsi intorno, capire dove e come lo scenario pop di fine anni '80 stava evolvendo. Invece, si decise di introdurre a pieno regime Cuccurullo, da già che suonava con loro in pianta stabile dal 1986 sia dal vivo che in studio. E alla batteria ? Dalla dipartita di Roger, si fece affidamento su Steve Ferrone (Tom Petty And The Heartbreakers) che però, in quanto session musician inside, non si legò mai seriamente a nessun progetto. Ferrone ebbe carta bianca in "Notorious", mentre in "Big Thing" la velata impronta dance di alcuni brani impose l'utilizzo dei sintetizzatori (basti pensare a "Drug"). John pensò al "Big Thing Tour". Li aveva accompagnati l'allampanato Sterling Campbell, talentuoso quanto basta per ambire ad un posto da titolare. John ebbe la brillante (sic.) idea di ospitarlo in casa propria. Armato di tanta buona volontà ma anche di poco buon senso, Campbell aveva l'abitudine di esercitarsi sui pezzi in piena notte, togliendo sonno al povero Taylor. E insomma, accadde che con "Liberty" i Duran Duran si presero troppo poco sul serio. "Notorious" e "Big Thing" erano diversi ma simili: si ascoltino, tanto per dire, "A Matter Of Feeling" e "Palomino". La radice è quella, insomma. Melodia pura, schietta. Con il progetto "Liberty", invece, rockeggiarono, strimpellarono, si diedero un tono duro ma uscirono completamente dagli schemi. Uscire dagli schemi non è un delitto, ma loro lo fecero senza una logica. Decisero di fare i cazzari, decisero che i demo e le sessions fossero un'autentica figata, ma il prodotto finito si perse nel missaggio e i primi a non esserne soddisfatti furono loro. "Liberty" non è un brutto album, tutt'altro. Alcuni tra i brani preferiti dai fans fanno capolino qui. Se ne avete la pazienza, andate a curiosare tra i sondaggi, nei forum, o su Facebook: "Serious" e "My Antarctica" li troverete sempre tra i must, tra i preferiti dallo zoccolo duro. Peccato che poi, l'album, si perda in troppi rivoli e rivoletti. Per dire: passi la scanzonata "Violence of summer", singolo apripista. Ma poi diamoci un tono, dico io. I ragazzi abbozzano, con "Liberty" (il brano), che avrebbe meritato miglior airplay. Piacevole, ottimamente armonizzato, scorre via fluido. Qualcuno inizierà a storcere la bocca su "Hothead", tre minuti abbondanti di campionamenti, rap e chitarre distorte su frammenti elettrici. Il brano funziona in parte. "Serious" riconcilia e coinvolge immediatamente l'ascoltatore, anche il più disattento: il brano è melodico, mai banale, irresistibile il riff di chitarra. Ma poi, apriti cielo. A cosa serve "All Along The Water" ? Perché inserirla in una track list degna ? Per rovinarla ? Per ammazzare il prodotto finito ? Sono passati diciassette anni, ma ancora non ne ho risposta. "My Antarctica" è il mancato singolo, il canto del cigno dell'album, l'apostrofo rosa. Ho reso l'idea, credo. Uno volta la musicassetta speranzoso (perché io ho i miei annetti, sì, e "My Antarctica" chiudeva il lato A, ndr) e ricomincia a sbuffare. Oddio: se gli strumentisti sanno suonare, ed in questo i Duran non sono secondi a nessuno, uno non dice "che schifo". Ma non basta mettere note e accordi in successione e darci dentro. Non basta per catturare orecchio e consenso. "First Impression" (Cuccurullo un paio d'anni più tardi la rielaborerà e ne estrarrà la meravigliosa "Come Undone", ndr), "Read My Lips" (il ritornello ci sta, ci si poteva lavorare: perccato venga proposto solo due volte), "Can You Deal With It" (che carina, l'intro), "Venice Drowning", "Downtown": tutti brani superficiali, dove Simon ricerca (senza mai trovare) una macelata sensualità ed ognuno degli altri membri sembra cercare di voler sovrastare i compagni con il proprio strumento. L'amalgama non è mai coeso, il più delle volte è sconclusionato fino a scadere nel patetico. Ah: l'edizione giapponese ha pensato bene di premiare l'acquirente con un'ulteriore gemma (si fa per dire), la malus....scusate, la bonus track "Yo Bad Azizi". Dio ce ne scampi. I fans però, si sa, devono sempre fare tendenza. Così, nel 1999, compare come per magia online "Didn't anybody tell you", il bootleg con i demo e con i brani che non hanno trovato posto nell'edizione definitiva, e viene subito etichettato a capolavoro. Non è così: semplicemente, il suono è ruvido e l'intonazione incerta, così come succede alla stragrande maggioranza dei bootleg, ma, posso assicurare, nessuna alchimia e nessuna incompiuta. E comunque, no. Non commettete l'errore di considerare "Liberty" un aborto, di soprassedere. C'è del buono, e quel buono va salvaguardato, messo in uno scrigno. Perché è il viatico che ci accompagna alla redenzione, e redenzione vuol dire "The Wedding Album" (se canto : "But I won't cry for yesterday...", a cosa pensate ? Giusto). Se lo avete già, risporveratelo, il "Liberty". Se non ce l'avete, compratevelo. Lo si compra facile, lo si paga poco, nei vari siti di aste o negozi online. Buon ascolto.

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