Immaginate un pianeta dalla forma di un enorme crauto, popolato da secolari e sinistre etnie da sempre intente ad omaggiare gli dei in cambio di una rinnovata prosperità.

Il corpo verde si è sempre dimostrato fertile e generoso ed anche questa volta non intende tradire le aspettative. I suoi ancestrali vagiti infondono timore ed incertezza per il perpetuato sodalizio.

Il mantra dei tedeschi Dzyan è intriso di sperimentazione, riconducibile ad una forma di improvvisazione jazz, arricchita da sonorità tribali. L'uso di strumenti come il mellotron, il sintetizzatore e il sitar conferiscono una dimensione quanto mai cosmica, richiamando alla mente il miglior sound degli Popol Vuh (soprattuto quello di "In den Gärten Pharaos"). Proprio per questo Electric Silence fa parte di quella particolare corrente del Krautrock che ha contribuito a creare gli stilemi del fenomeno new age (sviluppatosi due decenni dopo).

Ogni traccia dell'album rappresenta un percorso spirituale; dapprima lisergico come una litania, poi incalzante, fino a sfociare in un unanime coinvolgimento. L'insieme di queste costituisce un'unica totale invocazione, partita dalla terra e pronta a raggiungere il cielo. Il rito si conclude (con l'omonima "Electonic Silence") in maniera coincitato e sospeso, introducendo all'assordante silenzio di un atteso responso, intriso di speranza, che l'ascoltarore non avrà mai il privilegio di sapere, ma che può solo immaginare.

Elenco e tracce

01   Back to Where We Come From (08:59)

02   A Day in My Life (04:04)

03   The Road Not Taken (04:55)

04   Khali (04:56)

05   For Earthly Thinking (09:38)

06   Electric Silence (04:30)

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