Nei primi decenni dell'Italia unita la produzione letteraria permise al filone narrativo per l'infanzia di maturare e accrescere floridezza. Accanto a grandi e intramontabili classici come il Pinocchio di Collodi o le Tigri di Mompracem di Salgari sorsero due romanzi-diari, destinati all'inserimento imperituro nelle antologie e nei sussidiari delle scuole elementari e medie, Il Giornalino di Gian Burrasca di Vamba e Cuore di De Amicis. Entrambe le opere offrono una buona panoramica sul mondo borghese italiano post-unitario, ed in particolar modo la componente giovanile, analizzando (seppur in maniere dicotomica e dialettica) i valori, l'etica, le virtù, le passioni, le gioie, i dolori e i traumi di quella "meglio gioventù" non ancora contaminata dai vari veleni contemporanei. Questa dicotomia, appunto, di comportamenti infantili esposta nei due diari è piuttosto chiara: se da un lato abbiamo Giovanni Stoppani, lo stereotipo del monellaccio, "anticonformista" ante litteram, combinaguai, pasticcione e caparbio nel causare disgrazie e disastri nel tentativo di dare brio ad un'esistenza altoborghese noiosa e apatica, dall'altro Enrico Bottini e compagni di classe impersonificano al meglio la condizione di fanciullo pio, virtuoso, rigoroso e rispettoso, profondamente devoto alla Patria, ai suoi ideali e ai suoi Padri fondatori, una tematica ricorrente che definisce l'opera, Cuore appunto, come una sorta di "codice deontologico" del perfetto italiano, il migliore strumento didattico per la prole di un Regno ancora immerso nelle differenze, nelle divisioni e nelle separazioni non solo economiche.

La trama di Cuore è un equilibrato e razionale mix di riflessioni, resoconti quotidiani, lezioni di vita, episodi esemplari, storie, favole, racconti e lettere: in una Torino fine ottocentesca - più in generale nel circondario del capoluogo piemontese - lo studente di terza elementare Enrico Bottini racconta la sua vita da fanciullo neoitaliano, invitato da una società (inspiegabilmente) solidale e buonista ad apprendere le nobili virtù dello Stato Italiano e dei suoi Padri fondatori. In realtà il protagonista è unicamente un narratore e non un vero e proprio primus super partes maestro dei sacri ideali, ruolo che viene assegnato ad un discreto mucchietto di personaggi "più virtuosi" degli altri (i compagni di classe DeRossi e Garrone, il maestro Perboni, la famiglia e gli stessi Padri fondatori ivi menzionati - Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Cavour) che viene contrapposto a pochi esempi di negligenza e malvagità (gli alunni Franti e De Nobis). In tutto il romanzo vi è dunque la dialettica buono-cattivo, devoto-infedele, rispettoso-negligente, educato-delinquente, peraltro con i portatori delle qualità "negative" che vanno a rappresentare una minima percentuale sociale, un ghetto immateriale del tutto insignificante ma fondamentale per comprendere valori e regole. Ed è così che Torino si trasforma in una sorta di "locus amenus" urbano-sociale, dove vi regna l'armonia, l'equilibrio e si coltivano le virtù patrie, dove la malvagità e l'illegalità sono terribilmente scarne e silenziosamente messe al bando e celate nell'ombra, la metropoli in cui si fonda la verace "italianità" e la si trasmette senza indugio e senza corruzione alla prole.

E non bastano le lezioni di vita fornite dal maestro e dagli alunni più diligenti, assunti quasi a co-insegnanti, le lettere della madre, del padre e della sorelle inserite nel diario, nonché i ricorrenti episodi cittadini di bontà e solidarietà: perno della "didattica" socio-culturale di De Amicis sono i racconti che mensilmente Enrico inserisce nel suo volume personale quasi a riassunto "esemplare" di ciò che ha appreso. Spiccano pertanto le commoventi imprese del giovane Marco alla ricerca della madre in Argentina nel celeberrimo Dagli Appennini alle Ande, l'audacia e il coraggio de Il Tamburino Sardo e della Piccola Vedetta Lombarda, il figlio che rinuncia al sonno e allo studio per aiutare il padre in difficoltà ne Il Piccolo Scrivano Fiorentino e il piccolo patriota che rifiuta il denaro offerto da coloro che hanno insultato l'Italia ne Il Piccolo Patriota Padovano. Giovani, bambini da ogni Regione d'Italia che con la loro emblematica fede al Tricolore vanno a unire, sebbene sulla carta di un libro, una miriade di popoli divisi e separati da secoli.

In questo 2011 di cerimonie, parate, commemorazioni, ma anche feste, bagordi e salamelecchi il 150° dell'Unità d'Italia è stato accolto in tutte le piazze belpaesane, esposto con lunghe ed estenuanti sciorinature di discorsi e discorsoni pseudo storico-moraleggianti che hanno fatto solo sbadigliare e annoiare, in particolar modo una gioventù ben lontana dagli ideali della Patria (eccetto durante il Mundial). Sembrerà anacronistico, ma una veloce sfogliata di un'opera come Cuore avrebbe evitato sprechi di libri, opuscoli e fogli vari e risparmiato oratori e docenti dal tedioso compito di ammaestrare svogliatamente studenti ben più interessati a partecipare ai nuovi provini de Il Grande Fratello.

Elenco e tracce

01   Cuore (00:00)

02   Dagli Appennini Alle Ande (00:00)

03   L'Infermiere Di Tata (00:00)

04   Il Piccolo Scrivano Fiorentino (00:00)

Carico i commenti...  con calma