Nel 1983 Edoardo Bennato pubblica "E' arrivato un bastimento", un (simil)concept sulla favola de "Il pifferaio magico", dopo i due precedenti concept su altrettante favole, rispettivamente "Burattino senza fili" su quella di Pinocchio nel 1977 e "Sono solo canzonette" su quella di Peter Pan nel 1980, intervallati dall'album "Uffà! Uffà!" del 1980, il più strano mai pubblicato dallo stesso Edoardo e che purtroppo costituisce un unicum nella sua carriera artistica.
Questo album è amato o odiato, a seconda dei punti di vista: per alcuni è l'ultimo album degno di nota del cantautore di Bagnoli, per altri è il vero e proprio inizio del cosiddetto "tracollo bennatiano". A far propendere per la seconda ipotesi forse è anche il (presunto) flop commerciale, dopo i fasti dei due precedenti concept, entrambi vendutissimi in Italia. Dico presunto perché altri suoi colleghi dell'epoca probabilmente avrebbero dato un rene per ottenere simili risultati di vendita, anche se non si può negare, come già accennato , che tali vendite furono sicuramente inferiori a quelle dei suoi due illustrissimi predecessori.
In questo lavoro, dal punto di vista musicale, Edo sperimenta forse come non mai in precedenza, secondo alcuni anche troppo: ska, reggae, blues, rock, ballate, anche musica lirica ("Troppo troppo" interpretata dal baritono Orazio Mori, sulla falsariga di "Tutti insieme lo denunciam" da "Sono solo canzonette" e dell'abbozzo di "Dotti, medici e sapienti" da "Burattino senza fili"), elettronica, (quasi) jazz, fino ad arrivare addirittura all'hard rock tendente all'heavy metal: ascoltare il pezzo di apertura "La città trema" per credere!
Allora forse il problema erano i testi? C'è da dire che le due precedenti favole-concept erano state prese come metafore sempre attuali per mettere in evidenza i mali ed i problemi della società dell'epoca (lustri dopo, verrà in mente anche ad altri). No, questo concept non fa certo eccezione per quanto riguarda i testi: anche qui la favola del Pifferaio è presa a "pretesto" per denunciare le nefandezze ed i mali della società dell'epoca, alcuni purtroppo ancora attualissimi.
Ci imbattiamo così, accompagnati da "sbandati di ogni sesso ed età, rifiuti della società", in:
il più potente media dell'epoca, il televisore, e la sua capacità di "lavaggio del cervello" ed in definitiva la sua capacità di far assuefare chi la guarda (A ciascuno la giusta dose, a seconda della sua ingenuità. Tutti sospesi al filo della pubblicità. Ce n'è per tutti ma a ognuno la giusta dose, da "Assuefazione", appunto); il razzismo strisciante e dilagante (Guarda, un gatto nero: scappa, porta male. Se ti guarda, torna indietro, Non lasciarlo scappare o la sfortuna ti perseguiterà. Ma che siamo nel Medioevo? Non esiste bianco e nero, tutti i gatti sono uguali: vanno tutti eliminati, da "Addosso al gatto"), il dubbio sulla veridicità della Storia così come ci viene tramandata da chi l'ha scritta (Ed il buon senso sparso di qua e di là, e l'Araba Fenice, chi la ritroverà. Ed i profeti mitici, giganti del pensiero: sarà falso, sarà vero?, da "Sarà falso, sarà vero" con testo del fratello Eugenio); l'illusione di noi tutti di poter esprimere un voto consapevole alle varie tornate elettorali, quando in realtà veniamo trattati come sudditi se non peggio (A volte protestate, vi fate il sangue amaro ma quelli sono maghi, vi leggono il pensiero. Per questo ogni anno quando arriva Carnevale tirano fuori dal cilindro la scheda elettorale. E chiusi in una cabina voi, come ultima illusione, mettete una croce a caso dove più vi pare da "Eccoli i prestigiatori"); un fisco al solito molto equo già all'epoca, figuriamoci al giorno d'oggi (Prego, cancelliere, tesoriere si proceda: l'ammontare, considerati gli annessi e connessi e dopo aver decurtato l'IVA, l'ILOR, le tasse di riscossione, di contrizione, di ebollizione è esattamente di... tre monete! Mi sembra in verità un congruo compenso e credo che tutti siano soddisfatti, perché è fuori dubbio che un milione di monete è un prezzo esagerato, troppo troppo, troppo troppo per un tipo come te, da "Troppo, troppo"); più altre varie ed assortite amenità.
Ed allora perché questo disco non ha avuto la stessa fortuna commerciale dei suoi due illustri predecessori? Qualcuno potrà dire che magari non era altrettanto ispirato, e ciò potrebbe anche essere vero: d'altronde, chi si permetterebbe di sindacare i gusti personali? Però, si vocifera che in quel periodo i rapporti tra Edoardo e la sua casa discografica non fossero propriamente idilliaci e che i discografici avessero fatto di tutto per non promuovere il disco in maniera adeguata, dopo essere stati peraltro pesantemente attaccati in precedenza dallo stesso Bennato nel brano "Il gatto e la volpe": insomma, una vera e propria vendetta appena presentatasi l'occasione! Prendendo a prestito il titolo di un pezzo contenuto in questo disco, è proprio il caso di dire: sarà falso, sarà vero? Nessuno potrà mai dirlo con certezza naturalmente ma, come diceva un tale, "a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca".
Ma forse il fatto che questo disco, al contrario dei due precedenti "favolistici", non sia riuscito ad arrivare al primo posto in hit parade non è necessariamente un male, come si evince dal (profetico?) pezzo contenuto sempre in quest'album "Specchio delle mie brame" e preso in prestito, per l'occasione, da un'altra fiaba, ovvero "Biancaneve e i sette nani": "Specchio specchio delle mie brame, io non mi posso rassegnare ah ah ah, son disposto a tutto pur di ritornare solo al primo posto ah. Dimmi, dimmi, qual è il prezzo da pagare: ti do tutto quello che vuoi". E cosa potrà mai essere? Soldi? Sacrifici? Compromessi? No tranquilli, niente di così complicato: "Il mio pezzo è semplice, voglio la tua anima".
Se poi volete sapere addirittura cosa ne pensi io dell'album non conoscendo affatto la mia totale imparzialità sull'artista in questione, vi faccio rispondere dalle stelle: cinque, ovviamente!
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