Voto:
avevano alcuni punti forti: buoni cantanti, un buon gusto nel arrangiare la loro musica e un potenziale nella scrittura delle canzoni: ogni tanto hanno scritto splendide canzoni, però annaquate da altrettante canzoni mediocri. Forse numericamente sono più le canzoni mediocri, però è innegabile che quando tiravano la zampata...erano formidabili. Invece, chissà perché, trovavo gli America sempre terribilmente noiosi. Comunque è una dignitosa recensione di un buon disco. Quattro stellette alla recensione e quattro al disco.
Voto:
e bene anche per TelevisionThMan. La tua recensione, a mio parere, e come già ho detto, non è un gran che perché manca il bersaglio, che in una recensione, SEMPRE, dovrebbe essere la risposta alla domanda "Ma cosa stanno facendo REALMENTE questi signori?". In ogni caso a te va il merito di aver ripescato un disco bello e importante che ha lasciato il segno nella storia della musica moderna. Saluti a tutti.
Voto:
bene korrea. Il tuo "prego?" vagamente britannico come sola risposta alla mia sparata mi ha sedotto e aperto gli occhi su i miei accenti scomposti. Amici come prima allora. Il linguaggio delle chat di internet è una strana cosa. A volte basta una parola per girare gli umori in un attimo. Non finirò mai di imparare. Comunque viva i Talking Heads di quella storica calda estate del 1980.
Voto:
ricordo soprattutto l'atmosfera dell'epoca, il 1980. C'era una discoteca a Torino dove mettevano new wave (il Tuxedo). Avevo 15 anni, ricordo che quando piazzavano quel disco, tra un pezzo di joe jackson e uno dei Cure, si riempiva la pista. Dal vivo, quell'estate, i Talking Heads fecero una turnee in cui si presentarono sul palco in 15, con coriste afroamericane e vari percussionisti. Poi però c'era Adrian Belew uscito mi pare dai King Crimson. Uno strano misto di afrobeat, progressive e new wave. I Talking Heads di quella stagione furono veramente memorabili.
Voto:
il solito problema dei ragazzini che, nella pausa tra una pippa e l'altra davanti a youporn, si inseriscono in discussioni di musica su debaser e, non possedendo alcuna cognizione della materia (perché sono nati ieri), scaricano insulti. korrea, anche tu nel tuo piccolo hai diritto di tossire e di fare la cacchina, ma poi raccogli le tue deiezioni con il guanto di nylon, mettile in un sacchetto e riponile negli appositi cestini. Comportiamoci con civiltà.
Voto:
trovi che io sbagli atteggiamento, Alexander77?
Voto:
Non è leccaculismo, è solo che quando uno arriva in un posto nuovo inizia a comunicare con un pò di misura. Perchè è appena arrivato, mica perché è un santo. E' uno nuovo e si comporta come uno nuovo. Prende il suo posto senza pestare troppo i piedi ai vicini. Cerca di farsi degli amici.
Poi, piano piano, con progressione, inizia a dire la sua.
Quelli che appena arrivati in un posto nuovo iniziano immediatamente a sgomitare nelle costole ai vicini e a mostrarsi come squali....ahi ahi
Voto:
Ora che ci penso, mi pare che si possa riassumere così: il disco è bello perché Miles e Gil Evans sono riusciti a offrire una oleografia della Spagna senza cadere nel cattivo gusto, nella pacchianeria, tipica trappola in cui si rischia di cadere quando si offre una cartolina oleografica di un luogo. Il pregio dell'opera risiede nell'equilibrio e nel buon gusto. Ecco. Così.
Voto:
Gentile Quijote, anch'io sono appena arrivato su Debaser e già son qui che commento, critico, m'infervoro, mi disgusto, m'appassiono.
Faremo strada insieme e raggiungeremo l'esperienza di Lao Tze, jdv666, ranofornace e altri, ormai vere star di debaser e indubbiamente persone competenti.
Ma veniamo a noi.
Mi complimento con te per aver scelto anzitutto un disco jazz, poi un disco di Miles Davis, cioè di jazz con la J maiuscola.
Devo però dirti che non sono per nulla in accordo con te sul giudizio su "Concierto de Aranjuez", certamente polpa dell'opera e brano per il quale il disco viene ricordato.
Mi spiego. Il disco è sicuramente bellissimo. Forse non un vero e proprio capolavoro nella lunga carriera di Miles, ma in ogni caso un disco bellissimo.
Non concordo nel considerare il "Concierto" come un'opera che abbia un particolare rapporto con la Spagna.
Trattasi di una composizione indubbiamente felice, non discuto. La versione dell'accoppiata Miles Davis/Gil Evans, poi, è sicuramente splendida.
Ritengo però che si tratti di una composizione che richiama una Spagna estremamente stereotipata. Si tratta di una Spagna puramente oleografica, molto lontana dalla vera Spagna, specialmente quella del 1959.
Detto questo, non nego che sia piacevole, qualche volta, abbandonarsi dolcemente ad una bella oleografia, sognare di fronte ad una bella cartolina. Specie se la cartolina è stata dipinta da artisti di questa levatura.
Ma di oleografia pur sempre trattasi. Non mi pare un dettaglio, specie se si redige una recensione.
Mi pare, in definitiva, che tu abbia scambiato la cartolina per la realtà.
In questo senso non concordo con il taglio della tua recensione.
Per il resto...tutto bene. Viva il Jazz e viva Debaser, luogo di passione e di appassionati.
Mi permetto di consigliarti due dischi di Miles Davis. Due dischi gemelli che riportano quasi per intero un concerto di Miles del 1964, una delle più grandi performance di tutti i tempi: "Four And More" e "My Funny Valentine". Due dischi che toccano vertici assoluti.
Auguri e saluti a te e a tutti.
A proposito, Be-bop, non Bee-bop!
Ciao
Voto:
Splendido disco. Il tramonto della musica degli anni ottanta. Il vero punto di partenza della musica degli anni novanta.
Parlatemene, ve ne prego, perché di un disco come questo, anche i discorsi e i commenti sono roba bella da leggere o ascoltare.
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