In questi giorni di festività natalizie, quando il tempo libero non dovrebbe mancare una volta smaltiti pranzi e cene, non è una cattiva idea guardare qualche buon film (depennando certamente i cosiddetti cinepanettoni). Quest'anno ho voluto seguire il consiglio di un amico che mi segnalava la possibilità di ritrovare, su YouTube, un vecchio film che per varie ragioni non ero riuscito a vedere in passato ovvero "Un volto nella folla" (titolo originale "A face in the crowd") realizzato da Elia Kazan nel 1957. Un titolo che mi premeva ritrovare non solo per certe vicissitudini legate alla figura dello stesso regista, ma anche per una sua intrinseca visionarieta` come se l'autore avesse presagito gli sviluppi di alcune tendenze latenti nell'allora società moderna americana (ma non solo).

Intanto va premesso che il cinema di Kazan ha sempre avuto la capacità di far risaltare certi lati oscuri dell'apparentemente felice società yankee, tanto linda in superficie ma altrettanto sordida e contradditoria in certi risvolti sociali ed economici (basterebbe solo citare il film "Fronte del porto" con Marlon Brando per farsene un'idea). E tutto questo va riconosciuto ad Elia Kazan, che però proprio negli anni '50 non era emerso bene nella fase del maccartismo dal momento che aveva citato alcuni suoi colleghi di lavoro come simpatizzanti comunisti (pur essendo questi soltanto progressisti) e mettendoli nei guai ad Hollywood. Insomma Kazan doveva pur farsi perdonare in qualche modo per la sua scorrettezza e, restando nel solco di un cinema impegnato, nel 1957 realizzò "Un volto nella folla" (basato sul racconto "Your Arkansas traveller" di Budd Schulberg).

L'intreccio parte da una certa Marcia Jeffries (interpretata dalla brava esordiente Patricia Neal) che, per conto di una radio locale, è alla ricerca di un anonimo volto nella folla, appunto, che possa dimostrarsi dotato di un talento naturale da imporsi come speaker radiofonico . Caso vuole che trovi, appena arrestato e internato in carcere, una specie di vagabondo ubriacone folk singer (vero e proprio lonesome hobo) che potrebbe andar bene. E da qui parte la scalata alla fama ed al successo di un uomo chiamato Larry Lonesome Rhodes (un debordante e gigionesco Andy Griffith) che, approdato poi alle reti televisive nazionali, si dimostrerà uno spregiudicato imbonitore del pubblico al punto da trovarsi ad un passo dall'intraprendere una fruttuosa carriera politica. Ma se ben ricordate una vecchia favola (forse a firma di La Fontaine se non ricordo male) potrete immaginare il tragico epilogo a cui va incontro chi si gonfia troppo..

Un film di questo genere offre ancora oggi interessanti spunti di riflessione. Non è solo l'ennesima conferma del successo che da` alla testa a chi non sa gestirlo e cade poi rovinosamente. C'è soprattutto dell'altro. Intanto Kazan non si trattiene dal rappresentare causicamente la potenza dei mass media nella società moderna al punto da influire sul pubblico che segue convinto mode e personaggi abilmente influenti (allora, dopo la radio, la televisione stava imponendosi e oggi ci troviamo con la prevalenza di Internet e i social media) . A ciò si deve aggiungere la natura pericolosa di personaggi come il protagonista Lonesome Rhodes che, abili e spregiudicati, si propongono come uno come noi , semplici e alla mano, ma in realtà manipolatori incalliti e avidi comunque di potere. È giocoforza che tipi così, convinti dal proprio successo economico , si lancino nell'agone politico proponendosi rappresentanti di quell'insopportabile buon senso qualunquista, tanto da definirsi "avvocati del popolo", oppure immuni dalle camarille del "teatrino della politica" (ogni riferimento a persone e fatti reali italiani è puramente casuale...).

Forse non è un caso che, quando uscì il film, l'accoglienza della critica e del pubblico statunitensi fu decisamente tiepida e l'opera non ricevette alcun premio come l'Oscar, nonostante l'impeccabile recitazione degli attori ed attrici. Era appunto un film in anticipo sui tempi ma sarebbe poi stato sempre più evidente lo scadimento successivo della politica statunitense (e non solo) a livello di vuota diatriba priva di ideali ed ideologie, tanto che il voto sarebbe diventato una scelta non fra programmi politici sostranziali, ma fra volti fini a sé stessi ed interscambiabili, come se si dovesse scegliere fra marchi diversi di saponette o detersivi. E ` proprio la crisi della politica, come si è manifestata in Italia dopo il crollo dei partiti della Prima Repubblica da ormai 30 anni a questa parte e con il fenomeno del populismo.

E il finale del film, alquanto preveggente, non ha nulla di rassicurante allorché il personaggio interpretato da un giovane Walter Matthau (già allora in forma smagliante) commenta la caduta rovinosa di Lonesome Rhodes affermando che il sistema continuerà comunque , poiché altri demagoghi saliranno alla ribalta per manipolare le masse, queste ultime purtroppo affette da memoria corta e destinate a ripetere i soliti errori . Perché purtroppo è vero che l'uomo non cambia mai.

Carico i commenti... con calma