7 anni. E’ da 7 anni che i fan del posto attendono questo momento. Ci siamo.

Il padre di famiglia seduto a fianco a me fa una faccia strana per metà concerto, come se non credesse a quello cui sta assistendo. In particolare, è stato decisamente curioso gustare le sue espressioni di (divertito) disappunto e (mal celato) imbarazzo quando sentiva parole come "sborra", "cazzo", "puttana", "culo" scorrere come un fiume in piena. Senza contare quando durante "Il vitello dai piedi di Balsa" Mangoni fa il gesto plateale di inchiappettare Elio-Catoblepa: e vai col rock. Forse credeva che avrebbe visto qualcosa di più "televisivo". Ma qui c'è stato per il 90% (o quasi) Elio, in una delle rare occasioni in cui è stato possibile gustarlo anche al sud Italia, dopo 7 anni.

Tutto ciò è avvenuto all'interno dell'Anfiteatro di Altomonte (CS), per la verità leggermente angusto: pazzesca l'idea di fare stare sedute le persone per oltre 2 ore sul cemento, senza potersi muovere, ancora più folle l'idea di riservare le prime file alle "autorità" e ai "raccomandati" col pass. Al di là di queste amare considerazioni, che giustificano il voto non pieno al concerto, passiamo a descrivere l'esibizione dei nostri.

Le differenze rispetto al tour del 1999 (che avevo avuto occasione di vedere) sono notevoli: anzitutto al cordiale e simpaticissimo Rocco Tanica si affianca il secondo tastierista Jantoman, accompagnati come al solito dai colpi di Christian “piovra-umana” Meyer. La parte del leone spetta comunque a Tanica, capace di intermezzi sinfonici paurosi, e capace di far scompisciare dal ridere durante l’intermezzo in cui "imita" Fossati, e parla a Bisio del “suo” nuovo CD ("Canzoni noiose", sottotitolo "Canzoni che, però, se guardi bene, ma proprio bene, non sono poi cosi male"). Tutto ciò con tanto di "Osteria numero mille" e scintille autentiche (!) sul palco.
Come avrete capito (e come ha arguito sia il signore di cui sopra sia la splendida fanciulla con cui ho commentato molti passaggi) i nostri propongono in questo show una "via di mezzo" tra teatro e musica: infatti il palco è stato letteralmente arredato con comodini, divano, poltrone, un letto, un tavolo ed un frigo(!). Veramente spassoso assistere ad Elio-monociglio che tra una digressione con flauto traverso e l'altra canta letteralmente stravaccato, mentre Faso e Cesareo macinano note come se nulla fosse.

Lo spettacolo è stato accompagnato dai brevi intermezzi di Bisio, capace sia di coinvolgere anche i non-fan (buona parte del pubblico, accorsa al richiamo del comico), sia di cantare egregiamente alcuni classici ("Cara ti amo"). Mi ha fatto molto piacere la proposta, in apertura, de "La saga di Addolorato", uno dei pezzi più divertenti e meglio orchestrati della band. Senza contare le classiche "Mio cuggino", "Nubi di ieri sul nostro domani odierno", e "Tapparella".
Un piccolo "rimprovero" andrebbe fatto per non averci deliziato con l'hard rock di "John Holmes", ma si sa, il tempo passa per tutti tranne che per i fan. Tra i momenti memorabili, il medley di "Shpalman" proposto quasi "per caso" da Tanica, il travestimento con tanto di cappuccio e margherite in mano del Mangoni, l'intramontabile "Supergiovane" che zompetta e corre (e che suscita qualche imbarazzo di troppo tra il pubblico che non lo conosce), ed un altro brano assolutamente inatteso, ovvero l'intro di "Farmacista", con Faso e Bisio in camice bianco, Cesareo vestito da donna con tanto di parruccone, ed Elio-tossico con laccio emostatico e “che cazzo volete”.

Una serata indimenticabile, un vero peccato che il CD in vendita sul posto riporti soltanto la prima parte del concerto (registrata egregiamente, vero, ma avremmo voluto la versione completa!). Non mi dilungo sulla perfetta esibizione e resa tecnica, appuntando soltanto alcuni momenti di chitarrismi-impastati dovuti probabilmente non ad imperizia quanto alla struttura del luogo.

E ora, speriamo solo che non passino altri 7 anni...

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