Incroci. Ecco quello che spesso mi stimola a scoprire cose nuove (non solo in campo musicale).

Gli Engine Kid stanno proprio in mezzo a uno di questi crocicchi e sembrava "destino" che dovessi ascoltarli, visto che almeno tre strade mi hanno condotto a questo gruppo di Seattle (e una: inizio anni 90 + Seattle... ebbene si, sono un "grunger").
Da una parte, gli E.K. arrivano da quella scena post-hardcore (zona Revelation e simili) che mi ha sempre emozionato (e due). Dall'altra, la mente e il motore di questo combo è sua maestà barbuta Greg Anderson (Burning Witch, Thorr's Hammer, Goatsnake, Sunn O))), Teeth of Lions Rule the Divine, Burial Chamber Trio, Ascend), quindi una delle eminenze nere del Drone (e tre).

A inizio anni 90, il buon Anderson si dedicava quindi a un tipo di musica molto distante alla sua odierna occupazione: gli E.K. nascono dalle ceneri di alcuni gruppi hardcore/straight edge degli anni 80 e, dopo un primo disco non troppo originale, rilasciarono il full leght "Angel Wings" (1994) dando alla stampe un interessante mistura fra il minimalismo post-rock dei succitati Slint e il jazzcore che sarà marchio di fabbrica del collettivo Iceburn (con cui hanno condiviso un paio di split). Se nella prima parte del disco, i Kid si dedicano a un suono duro e abrasivo dai ritmi fratturati (le prime ottime quattro tracce "Windshield", "Holes to Fight In", la pesante "Anchor" e, soprattutto, "Nailgun", 78 secondi di post-core dove sembrano unire spasmi noise sonicyouthiani a suggestioni psichedeliche hardrock), nella seconda parte del disco decostruiscono il proprio suono, rallentando i ritmi, introducendo atmosfere più rarefatte e sfiorando la noia per l'eccessiva convenzionalità della proposta.

Il momento migliore del disco (assieme alla "Nailgun" citata) è nella parte finale dove i nostri propongono due brani meno ortodossi: "Herbie Hancock" che apre la strada alle fusioni fra jazz e hardcore e la cover finale "Olè", un brano di John Coltrane (un inchino, please!) della durata di 12 minuti in cui affiancano al temperamento abrasivo HC una sezione di fiati (sassofono e tromba), rappresentando quell'anello di congiunzione fra gli Slint e il jazzcore che sarà l'ossatura su cui verrà innestato il discorso drone nel grande disco degli Ascend.

In conclusione, "Angel Wings" può essere un interessante ascolto per chi (come il sottoscritto) apprezza il genere, mentre per altri può risultare poco digeribile.

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