Rileggendo il romanzo di  Mary Shelley, Ruggeri, ha l'ispirazione per un suo nuovo lavoro: trasportare la storia del Dr. Frankestein e della sua creatura in un concept album. Ma il suo vero intento è quello di attribuire ad ogni singola canzone tre chiavi di lettura:  narrare i capitoli del romanzo di Frankestein, considerare ogni traccia un opera a sè, mentre l'ultima è quella di seguire brano per brano il suo romanzo (allegato al disco).

Passiamo al succo, Frankestein è secondo il mio parere il miglior lavoro di Ruggeri, un disco pensato, scritto, suonato e (passatemi il termine) amalgamato con ottima omogeneità. Niente più alti e bassi come spesso accadeva nei suoi dischi precedenti, musiche e arrangiamenti si sposano perfettamente con la storia, un concept che scivola via tutto di un fiato tra ritornelli che entrano in testa dal primo ascolto (Frankenstein), accenni al punk (L'odio porta odio) e ballate.

Da menzionare particolarmente ci sono il flauto di Elio che fa la sua comparsa nell'intro e nell'ultima traccia "L'infinito avrà i tuoi occhi", canzone struggente. Il violino di Andrea Mirò in "Ucciderò (se non avrò il mio amore)", brano che ricorda molto da vicino "Venus in furs" dei Velvet Underground. Riff e ritmi serrati danno vita ad un brano hard rock, "Aspettando i superuomini" dove la voce  di Ruggeri si mescola perfettamente con le note taglienti che escono dalla chitarra di Schiavone.

Ma il vero punto di forza del Rouge sono(come sempre) i testi, che descrivono l'uomo nella sua essenza, i suoi desideri e le sue paure, in maniera epica.  La volontà del dare tre chiavi di lettura riesce perfettamente, un disco parecchio fuori moda come lui stesso ha definito, difficile dargli torto visto il periodo che corre e i lavori  che escono qui in Italia al giorno d'oggi, sopratutto mainstream.

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