Per questa nuova recensione cercherò al massimo di essere imparziale, e già è una dura missione visto che Ruggeri è forse il mio secondo cantautore preferito in generale e forse il mio preferito in ambito rock (Bowie a parte). Pubblicato nel 1993, "La giostra della memoria" si presenta come una raccolta di elementi studio ed elementi dal vivo, con due inediti e i grandi successi del cantautore di Milano, compresa la (vittoriosa a Sanremo in quell'anno) "Mistero". Fa parte di quelle canzoni che sanno anche i bambini, perchè ha un ritmo inconfondibile, magari poco "rock" all'orecchio esperto, ma efficace come poche: l'avrete odiata per colpa di Radio Italia o di Sanremo o di non so chi, ma ascoltandola attentamente appare tutt'altro che come una stupidata. Per chi volesse apprezzare, o semplicemente degnare d'attenzione, il Ruggeri meno commerciale e più colto, ci sono pur sempre "Il portiere di notte" (live) e "Polvere", che restano in tutto e per tutto due grandissime nicchie del cantautorato rock italiano, con due scritti vagamente trasgressivi accostati ad arrangiamenti molto raffinati, in certe parti sovrabbondanti di chitarra elettrica ma che dimostrano sia professionalità nell'esecuzione che conoscenza di sonorità così inusuali nell'elaborazione, che certamente non son cose da due soldi. Parte vocale come al solito eccellente, chiaramente bisogna apprezzare e capire quel mix di graffiato-roco-echeggiato particolare (per esempio mia cugina lo chiama "vomitato" e non lo sopporta) proposto da Ruggeri. Giocano molto di più sul pianoforte le due versioni soliste di due brani dei Decibel, ovvero la celeberrima "Contessa" (ridicola? Forse...ma nessuno ha mai più avuto il coraggio di usare la rima così in una testo da musicare, e di conseguenza nessuna canzone successiva è mai risultata così giocosa e divertente) e la più ricercata "Vivo da Re", di cui ha forse più senso ascoltare la versione originale, per riscoprire i Decibel ( e il Ruggeri) delle origini. Meglio dunque concentrarsi su altre due perle come "Il Mare d'Inverno", tra l'altro registrata live, con un testo emozionante, sensazionale per la sua capacità di suscitare una quantità di sensazioni a contrasto quasi "magica", forse anche grazie ad un altro arrangiamento sopraffino, e "Poco più di Niente", altro brano che nell'opinione comune è abbastanza conosciuto più che altro per la sua capacità di passare in radio assolutamente non inosservato e inascoltato come molte altre canzoni. Ah, l'album contiene anche altri due inediti, "La giostra della memoria" e "Balena bianca", con il primo che non riesce a farmi apprezzare questo "nuovissimo" Enrico Ruggeri (da valutare nella versione di Fiorella Mannoia) e il secondo che conferma le impressioni del primo, oltre ad un nuovo duetto con Morandi e Tozzi nel brano "La Canzone della Verità": magari anche una bella canzonetta, ma non capisco cosa un genio come Ruggeri abbia a che fare con quella mummia di Morandi e con quell'altro personaggio da sarcofago che è Umberto Tozzi. Ok, salviamo "Si può dare di più", che per fortuna non è stata inserita nell'album. Era impossibile non chiudere la recensione parlando di Peter Pan, che, assieme a "Mistero", è un po' la canzone simbolo del cantautore rock milanese. Uno che lo ascolta da anni sicuramente non ve la definirà la sua migliore, ma di certo il titolo ridicolo non vuol dire tutto. Tiriamo le conclusioni di questa pappardella: "La giostra della memoria", fatta eccezione qualche scivolone, riassume tutto il meglio del Ruggeri storico, fatto di una vocalità particolare tutta da studiare, una parte strumentale evoluta e raffinata e una composizione a tratti divertente, a tratti poeticamente sensazionale.

Post Scriptum (ah ma l'album è chiuso da una suite vocale con questo nome!)-Prometto il linciaggio per il primo che mi definisca Enrico Ruggeri come il "Bruce Springsteen dei poveri" (abituato a certi conoscenti e amici...)

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