"Våre sjeler bindast i Frost og Eld" (Le Nostre Anime Saranno Unite nel Gelo e nel Fuoco)
Sono questi 2 elementi naturali gli ispiratori dei primi Enslaved: formatisi nel 1991, dopo lo split con gli Emperor e un primo full-lenght, la band darà alla luce nel '95 "Frost", seguito 2 anni dopo dal gemello "Eld". La line-up in questo album è formata da Ivar Bjørnson : Chitarra, Tastiera, Effetti; Arve Isdal : Chitarra; Grutle Kjellson : Voce, Basso; Cato Bekkevold : Batteria.
Rispetto ai precedenti lavori il suond si evolve: le sfuriate black e viking si amalgamano in modo più fluido tra di loro e si avverte una vena progressiva più marcata rispetto al passato, dovuta sia a certi passaggi che all'alto minutaggio delle canzoni. Un grosso punto a favore dell'album è dato dall'ottima registrazione, impeccabile sotto ogni punto di vista: non ho mai sentito un cd black metal dal suono così perfetto; la batteria viene suonata in modo impeccabile e in parte diverso dal classico pestare forsennato della maggior parte dei batteristi black. I testi, infine, trattano in modo serio tematiche pagane (soprattutto legate ad antiche leggende norvegesi) e hanno solo brevi accenni all'odio nei confronti dei cristiani.
Apre la suite di 16 minuti "793 (Slaget Om Lindisfarne)" "793 (La battaglia di Lindisfarne)", il brano più rappresentativo della svolta in senso progressive del black/viking della band, che, dopo un'intro atmosferica per tastiera, si rivela un bellissimo pezzo in cui si alternano maestose parti folk/viking in canto pulito a brevi sezioni black; da applausi il malinconico testo in cui al passato glorioso degli antenati vichinghi viene paragonato il mediocre presente ("Per molto tempo abbiamo comandato, noi uomini del nord/ Ma, traditi dai nostri stessi fratelli, fummo costretti ad inginocchiarci"). Segue "Hordalendingen" (L'Uomo da Hordaland), probabilmente il brano più canonico del lotto, in cui la fanno da padrona le chitarre "zanzarose" e il glaciale scream grondante odio di Grutle, anche se le tastiere e alcune aperture melodiche, rendono il brano molto epico. Alla posizione 3 troviamo "Alfablot" (Sacrificio agli Elfi) in cui è presente una specie di ritornello in cantato pulito che, su un sottofondo arricchito anche da delle trombe, rappresenta il punto culminante del sacrificio, in cui viene esclamato "Oh, saggia Volva, quando arriverò a questi campi di prosperità ?/ Quando sentirò di nuovo il leggero tocco delle mani di Freya ?".
"Kvasirs Blod" se dal punto di vista musicale non aggiunge niente, ha il suo punto di forza nel testo, una vera e propria leggenda musicata, che narra di Kvasir e dell'idromele ricavato dal suo sangue (la traduzione, devo ammetterlo, non è molto chiara). "For Lenge Siden" (Tanto Tempo Fa), inizia in modo lento e melodico, ma ritorna dopo un paio di minuti sulle coordinate tracciate dagli altri brani. Da segnalare uno strepitoso assolo di chitarra verso la fine della canzone; anche qui il testo torna sul tema della contrapposizione tra il passato e il presente: il cristianesimo viene definito "La malattia venuta dal sud". Chiudono il cd la tiratissima "Glemt" (Dimenticato) e la title-track: la canzone si apre in tipico stile black metal per diventare un pezzo epicissimo nella parte centrale, prima dell'ultima violentissima cavalcata nelle lande dove regnano il gelo e il fuoco.
VOTO = 7 e 1/2
Elenco tracce testi samples e video
03 Alfablot (06:33)
[Sacrifice To The Elves]
[Lyrics by Grutle Kjellson 1993/96]
[Music by Ivar Bjornson 1996]
Bring forth your sacrifice
The winter can last for long
Show them honour
Servants of Frey
Let the blood flow
On his pride
Until they are pleased
To provide our magnificense and growth
Our king will show his wrath
If we do not honour our promise
Poor the harvest will be
Without seeds in earth
Don't spill the finest blood
Strong sons will not be born too often
"Oh, wise Volve when shall I get to see, fields of growth
When shall I once again feel the light touch from Freyas hands"
Death comes fast
If you do not honour
The people below
The friends of the Vanirs
Bring forth
The holy boar
Then the sun will still shine
And we can still breath
We didn't wish to die
We didn't wish to awake
The wrath of the elders
Bring forth the holy boar
05 For lenge siden (08:08)
[A Long Time Ago]
[Lyrics by Grutle Kjellson 1995]
[Music by Ivar Bjornson 1995]
Hymns were sung
In the times when our people still were proud
In the long gone past
A long time ago
Then came the disease
The disease from south
Deception and false knowledge
Infected our minds
Survival of the fittest was forgotten
But still it didn't disappear
Beneath the layers of a thousand years of deception
Burns the ancient northern thoughts
Fight! Don't let your powers disappear
Our sunset shall also be our dawn
They burned our temples
They killed our men
We shall take back
What once were ours
Fight! Deny not your mind
Our sunset shall also be our dawn
We shall once again sing
Hymns from ancient times
Like we did in those days
A long time ago
06 Glemt (08:04)
[Forgotten]
[Lyrics and Music by Ivar Bjornson]
The silence inside this place is screaming
Here, were the roses never wither, as they never bloomed
Here the sun never shone
Even the darkness never came in
No hope, no fear
An ocean of tears, that never fell
Tomorrow brings remembrance of opened wounds
The light invaded the endless darkness
A soul, which birth was denied
A soul that became forgotten
The darkness fades away even the brightest colour
The street is empty, and leads to nowhere
A shrilling scream, that no one heard
Who cares? We can all be free
"Tomorrow is a new day
But today was new as well...
... For only thing is fear fealt
The fear of life"
Fallen asleep, wrapped in a blood red blanket
Two dead eyes are staring into emptiness
From a soul, which birth was denied
Death greets the one life forgot
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