"La chiusura del cantiere del costruendo inceneritore resta la precondizione necessaria per recuperare un correto rapporto tra istituzioni sovracomunali e cittadina" Espedito Marletta, Sindaco di Acerra

In questi giorni, in televisione e sui giornali, l'attenzione è tesa verso il ruolo dell'Italia nel conflitto in Libano. La guerra provoca sempre una reazione immediata, prende alle viscere, come la musica. Paradosso della nostra epoca è che, catturati dal video, non ci accorgiamo più dei conflitti che si vivono oltre lo schermo, dietro l'angolo. "Bombardieri su Beirut" e intanto, ieri, tre morti a Napoli. La guerra è anche sotto il balcone. Martedì ho girato l'angolo. Per caso. Ho visto un paese vivo, dove la gente non ha paura di scendere in piazza, di reclamare il diritto di vivere in pace. Non ha paura di gridare al demagogo di turno lo sdegno dell'abbandono. Ed erano in tanti in piazza martedì.

Sono passati due anni dalle proteste e il rapporto con le istituzioni è, oramai, logoro. Provano a ricucire lo strappo Tommaso Sodano, presidente della commissione ambiente al senato, e in ultimo il sindaco Marletta, in un atmosfera gravida di tensione e rabbia. Ma la gente è stufa della parole, delle promesse: vuole il concerto.

I Bottari di Portico (CE), sono già sul palco. La loro musica nasce da un rituale della tradizione contadina legato alla raccolta della canapa, consistente nel suonare con gli strumenti da lavoro (botti, tini, falci) usandoli come percussioni, accompagnati da canti, per allontanare gli spiriti maligni dai campi.

Quando entra Enzo Avitabile il pubblico può, finalmente, dare sfogo all'energia accumulata dall'attesa. Il rituale può avere inizio! Coinvolgente. Dal palco Enzo invita il pubblico a partecipare, anche solo con una mano, ballando e cantando, rispondendo ai suoi: "Ci sieteee?". In un continuo botta e risposta che risveglia arti assopiti e memorie ancestrali, il pastore alla sola apparizione ha già riunito il gregge d'anime. La sua musica ha una portata universale, abbatte i muri della diversità culturale, i cancelli dell'indifferenza, i gradini dello status sociale. Canta di Palestina e di Scampia, di Bucarest e d'Africa. Enzo dà loro voce, getta il sale della musica popolare campana nel fuoco del soul, di cui scoprì il segreto proprio dalla viva voce del "Godfather": James Brown.

La sua musica arriva dritta al cuore, ti conduce all'essenziale, rapisce il corpo e l'anima, smuove le coscienze e le gambe. Un delirio d'amore! E quando qualche pecora nera, abbeverata in poco limpide fonti, prova a portare scompiglio con spintoni, il pastore le chiede: "'O vulite fà vuje o' concert'? Oppure o vulimm' fà insieme?". Tratta con i devianti, come fosse un padre, e alla fine riporta la calma e la serenità alla serata. È riuscito laddove le istituzioni falliscono ormai da tempo: instaurare un dialogo con le fasce periferiche della società.

È bastato ascoltare le loro parole e non lasciarle nella polvere.... polvere alla polvere, cenere alla cenere...

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