Con “Black tarantella”, album meraviglioso che contiene duetti con grandi artisti come Guccini, Geldolf o Crosby, Avitabile aveva, probabilmente, realizzato il suo lavoro migliore. Era davvero difficile ripetersi ma il sassofonista e polistrumentista di Marianella, immenso gigante della world music, è riuscito a superarsi sfornando nel 2016 “Lotto infinito”. Un disco che ti scuote nel profondo, un disco di dolore ma anche di lotta, grida e speranza, un disco sulle periferie non solo di Napoli ma di tutta la Terra. Un lavoro che racchiude la partecipazione di straordinari musicisti ed interpreti, un disco poetico, laico e religioso colmo di contaminazioni di generi e stili musicali. Avitabile non canta la Napoli del golfo, del lungomare e del lusso. Canta la rabbia, la delusione, la sconfitta della periferia ferita dalla disoccupazione, dal degrado, dall’inquinamento. Canta la terra dei nessuno, la terra dove chi vi è nato è “a svantaggio”. Ma i nessuno di Enzo sono in grado di lottare e sognare e per questo “Lotto infinito” è anche un disco di speranza sapientemente contrapposta al dolore e alla negatività. Solo Avitabile poteva realizzarlo.

L’opera si apre con il suono dei Bottari di Portico che martoriando botti e tini dettano il ritmo di “Napoli nord” periferia conosciuta al musicista, con il suo degrado che non è solo fisico, ovviamente, ma anche morale (“qui Napoli nord, asse strafuttente, terra a svantaggio, gente fora ‘e vista inesistente”). Incisivo come un bisturi nella carne l’assolo finale di sax suonato dallo straordinario musicista. In “De profundis”, il brano probabilmente più sentito dall’artista, si resta incantati dalla voce di Giorgia (“dal profondo sto arrivando a te. Ascolta la mia voce”), pezzo commovente e coraggioso perché “s’ha ddà essere assai forte pe vulè bene a solitudine”. “Attraverso l’acqua”, canzone “meravigliosamente triste” vede la partecipazione di Francesco De Gregori. Un rimo lento in cui il saxello di Enzo accompagna il Principe nel testo che ci porta a Lampedusa, porto di speranza e terra promessa per migliaia di migranti. Le parole sono tra le più belle in assoluto scritte sul tema dell’immigrazione impreziosite dalla collaborazione al testo di De Gregori (“sono un’immagine sacra, sono un angelo negro, la fine di un vicolo cieco. Sono la scarpa che vola il gasolio che scivola, un posto da aggiungere a tavola”). Ci esorta ad aprire le porte ad ogni essere umano. Immenso. “San Ghetto martire” arrangiata anche da Mannarino (e si sente) omaggia Felice Pignataro, inventore del carnevale di Scampia e padre di San Ghetto, protettore di tutte le periferie. Esiste davvero un santo così “ammazzato dai bravi cristiani, morto di sonno e di roba, resuscitato da solo”, santificato dal popolo delle periferie che, evidentemente, non crede quasi più ai santi classici del paradiso. La voglia di rialzarsi e di intraprendere la lotta per la vita viene degnamente interpretata dal rapper pugliese Caparezza in “Amm’a amm’a”: grande ritmo dettato dai Bottari,forte energia e voglia di “vivere”.

Un lavoro che, come già detto, possiede un equilibrio perfetto tra la negatività, il dolore e la voglia/speranza di lottare e rinascere. E con“Abbi pietà di noi” si arriva alla vetta, un brano da brivido, una fitta al cuore. Su una musica scarna, di tammorra e saxello, Avitabile elenca i comuni divenuti ormai discariche a cielo aperto. E’ una supplica, una preghiera (“Acerra terra appicciata, abbi pietà di noi”). “Lotto infinito” viene da uno striscione appeso nel quartiere dormitorio di palazzoni di Ponticelli, quartiere di Napoli. Un ammasso di case popolari definite “lotto 0”. Ma sullo striscione il numero 0 è stato ritoccato e trasformato nel simbolo dell’infinito...Canzone di Giuseppe, 18enne nato nel lotto, con ancora sogni e desideri da coltivare. Bellissima. Come “Jastemma d’ammore” scritta con Pippo Delbono che ci esorta ad “imparare a volerci bene veramente se poi vogliamo fare del bene ad altri”. Che la parola amore non si riduca, appunto, ad una parola, una bestemmia.

Nel disco trovano spazio un omaggio a Bianca D’Aponte, cantautrice di Aversa dalla voce straordinaria, morta giovanissima per aneurisma, a cui il musicista dedica alcuni versi assieme a Renato Zero alle prese con il napoletano; “Quando la felicità non la vedi cercala dentro” cantata dal solo Enzo dove Marianella viene descritta come “pece e cemento” ma dove un tempo era mare verde e terra di Alfonso Maria de Liguori, vescovo e compositore; la frizzante “Verità sarà” con grande ritmo dei Bottari, “contaminata” da “Bella ciao” e cantata assieme alla giovane marocchina Hyndi Zahra. Splendido il finale con versi di Avitabile recitati da Lello Arena che chiudono il cerchio e riportano Enzo a Napoli (“addò so nato io ‘o dulore è normale comm ‘o viento. A gioia è vietata comm ‘a droga”).

Nessuno vuole essere povero o emarginato. Nessuno si emargina da solo, ma qualcuno lo mantiene povero o emarginato. Non c’è nessuno che non voglia vivere. Questo disco è un inno alla vita da un punto qualsiasi della Terra (Enzo Avitabile).

Un disco da possedere aggiungo io…nel senso che lo dovete accattare.

P.S.: a rimanere incantati dal groove di Avitabile c'è l'indimenticabile Jonatham Demm (si quello de "Il silenzio degli innocenti" e "Philadelfia") il quale in auto, per caso, ascoltò "Salvamm' o munno". Tanto colpito da girare nel 2012 il film-documentario "Enzo Avitabile music life". E' tutto.

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