Vai in giro e chiedi di Pasquale Panella... "chi?", "Panella, quello che ha scritto gli ultimi 5 dischi di Battisti", "ah sì, Battisti, le bionde trecce, gli occhi azzurri... e poi?"... "E poi tanta altra roba, ma chiudiamo il discorso, sennò divento violento". Con questi presupposti parlare di Enzo Carella è troppo... Oggettivamente ha un nome insignificante, difficilmente uno con questo nome potrà avere successo, sarebbe come chiamarsi Giovanni Calone, o Adriano Pappalardo. Con nomi così non puoi fare nulla di buono, nulla a parte forse un paio di dischi (sì, parlo di Pappalardo). Ma lui qualcosa di buono l'ha fatta davvero, nonostante si chiamasse Enzo Carella. Perché allora nessuno, di questi tempi (e non) sa chi sia Enzo Carella? Semplice! Per lo stesso motivo per cui nessuno conosce gli ultimi cinque dischi di Battisti, ossia per "colpa" del suo paroliere. È troppo avanti... perché si possa ricordare qualcosa di Pasquale Panella i testi devono essere al livello, pur non basso (secondo me), di "Vattene amore", di più è troppo.

Mi sono già rotto le palle da solo con queste lungaggini, ma quando parli di Enzo Carella devi fare delle premesse, perché manca una base comune sulla quale costruire.

Enzo Carella esce nel 1981 con questo disco, il terzo della sua breve discografia, che già nel titolo dichiara esplicitamente un certo ermetismo. Arrangiamenti di Elio D'Anna e testi, già detto, di Panella. A tratti pop, a tratti funk, un po' latino... come in altri dischi dello stesso Carella e in quasi tutta l'ultima discografia di Battisti, si parla d'amore, d'un amore passionale. Si parte da "Stai molto attenta", che suona a metà tra la minaccia e la provocazione. A mio avviso si scende di qualità solo nel secondo brano, ", si può", che chissà perché viene scelta come lato B del 45 giri insieme alla title track e usata per promuovere il disco in vari show televisivi. Troviamo un po' di nostalgia nel brano "Mare sopra e sotto", tanta passione, a tratti anche appena esplicita ("Sex show", "Che notte", "Lei no") , tradimenti ("Contatto"), cambi di biancheria, c'è di tutto! Panella, come confermerà in seguito con Battisti, ama parlare di sesso, di ciò che è tabù a parole ma che in fondo è la normalità (più o meno). Mai volgare, sempre molto attento a censurare con un po' di ermetismo ciò che non può essere detto con le parole.
Io questo disco l'avrò ascoltato almeno cento volte nell'ultimo anno, non esagero! Non ho capito niente né della title track, né della "riflessione finale", se non immagini buttate lì, dei flash che posso solo provare a collegare tra loro, e poi quel "chiuso nell'albergo, istruzioni a tergo: 'non gettarsi dai balconi sui fioroni, mai'", lo amo!

L'ermetismo di Panella, a cui Carella si presta egregiamente, non serve però solo a nascondere ciò che i benpensanti (mi ci metto anch'io) troverebbero poco elegante a sentirsi. Panella riesce a rendere immortali i suoi brani! Ciò che immediatamente si capisce cessa di affascinare, perché ha già detto tutto e subito. I pochi che hanno la pazienza di ascoltare e riascoltare gli stessi dischi dopo anni colgono ogni volta nuove sfumature, nuove interpretazioni, magari anche qualcosa oltre ciò che l'autore stesso voleva significare. Se ai bei testi di Panella uniamo una musica come quella di Carella otteniamo un prodotto assolutamente non convenzionale e di difficile replicazione, anche per lo stesso Carella (sì, sto pensando a "Ahoh Ye Nànà"...).

DeBaser su smartphone fa cagare, niente sentivo di volerlo scrivere qui.

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