Eric Clapton.

Quanto ho adorato quel raffinato tocco, quell'artistica eleganza e lo stile sempre puntuale ed impeccabile.

Quanto ho adorato quel corposo ed oleoso suono prodotto dalla sua Fender, irraggiungibile.
Credo di averlo adorato così tanto da considerare capolavoro qualsiasi sua esibizione e produzione musicale. Totalmente cieco a quel limite così evidente che ha accompagnato per buona parte la sua carriera solistica, segnata a fuoco dall'indiscusso successo e dai suoi giorni peggiori, dalle artificiali visioni e dai momenti maledetti al cielo.

Soldi e sigarette.
Angoli bui e rifugi materni.
Barba ingiallita e orologi in piena.
Accordi minori.

"Change in the weather, change in the sea,
Come back baby, you'll find a change in me.
Everybody, they ought to change sometime,
Because sooner or later we have to go down in that lonesome ground."

Money And Cigarettes (1983) è un perfetto esempio di album di transizione, che definirei atipico se paragonato agli schemi più classici del blues proposto da Clapton in passato o nel periodo successivo. È un album abbastanza equilibrato e ben curato in fase di produzione, che pur discostandosi totalmente dal celebre "Slowhand" del 1977 o dall'ottimo "From The Cradle" del 1994 per il maggior brio, è accomunato ad essi in quanto una delle punte d'iceberg del travagliato percorso artistico di quell'uomo che rappresenta ancor'oggi una delle massime espressioni chitarristiche della storia del R'n'B.

Fra i solchi del LP troviamo spunti assai interessanti e passaggi musicali complessi, frasi musicali e riff di buon livello ma soprattutto la preziosa collaborazione di Ry Cooder affiancato del meno conosciuto Albert Lee, mani preziosissime sui lucidi manici delle seicorde. Collaborazione che alza decisamente il livello di un lavoro venuto alla luce in un momento delicatissimo della vita di Clapton e che offre nuovi stimoli e voglia di suonare.

Voglia di suonare che viene fuori, in ogni singola traccia. Voglia di cambiare.
Voglia di ascoltare che va in crescendo.

"It ain't no big deal, we're all lucky to be alive,
I myself don't believe in luck, or taking chances, I will survive.
Every move I make, every twist every turn,
You scandalize and humble me, I may be slow but I will learn."

Ecco quindi spiegata l'importanza di "Money And Cigarettes", chiave di volta per la piena comprensione dell'artista, assai lontano dai massimi splendori dei '60s ma in tentata ascesa da quel fondo che tanto ha imparato a conoscere.
Nota di particolare rilievo va ad "Ain't Going Down", brano autobiografico in cui vien fuori tutta la necessità di riscatto e alla dolcissima "Pretty Girl", senza nulla togliere alle restanti tracce che comunque si mantengono su ottimi livelli.

In definitiva è un album da possedere ed ascoltare con dovuta attenzione, per cercarne i significati intrinsechi e quei barlumi di antico splendore che ci vengono donati con estrema modestia da quella Fender che tanto ho adorato e che adoro ancora.
Eric, sei scusato.

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