Deve pensarla così anche mister slow hand, visto che con questo album decide di fuggire: da cosa scappa il signor Clapton?
Sicuramente dalla banalità del music businnes odierno, sfornando un disco stupendo, un album sussurrato, lontano anni luce da quanto c'è in circolazione al giorno d'oggi. Del resto Clapton se lo può permettere: da tempo ormai ha deciso di suonare e cantare soltanto quello che si sente dentro, e non c'è ombra di dubbio che il Clapton di oggi è un uomo innamorato del blues come non mai, che con la sua chitarra e la sua voce riesce ad evocare un mondo che sembra perduto nel profondo sud degli Stati Uniti.
Dal punto di vista musicale le atmosfere sono quelle del disco tributo ad Robert Johnson: i vecchi giri blues tornano e ritornano senza stancare mai, suoni e atmosfere ci fanno fare un vero e proprio viaggio nel tempo, con la voce di Clapton che ci racconta sottovoce storie dimenticate. C'è da restare basiti poi di fronte al tocco di Clapton: lo so, non lo scopriamo certo oggi, ma il modo di suonare di quest'uomo ha qualcosa di miracoloso. La sensibilità che esce da ogni singola nota è incredibile: dietro ad suono si nascondono interi mondi, che si lasciano solo a sfiorare senza mai farsi catturare fino in fondo. La figura di JJ Cale passa quasi in secondo piano, di fronte all'interpretazione magistrale di Clapton: ancora una volta ci troviamo di fronte ad una dichiarazione d'amore per il blues, e brani come "Sporting Life Blues", "Heads in Georgia", "Last Will And Testament" o "Ride The River" dipendono totalmente dalla mano di Clapton.
Brani semplici, lineari, che non presentano grandi sorprese, ma che sono resi fenomenali dalla voce e dalla mano di questo signorotto inglese che ha deciso di partire in compagnia di un vecchio amico per Escondido. In definitiva un disco meraviglioso, assolutamente consigliato a chi ama il blues, ma anche a chi vuole confrontarsi con un maestro della sei corde, un uomo che sta vivendo un periodo di grazia assoluto.
Disco da ascoltare rigorosamente da soli, mentre si sta facendo qualcos'altro: di colpo ci si rende conto che quella che era partita come semplice musica di sottofondo ci ha letteralmente conquistato, impedendoci di pensare a qualsiasi altra cosa. Ok, se anche voi cadrete vittima di questa sensazione, sappiate che vi resta una sola cosa fare: partite per la vostra Escondido...
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Altre recensioni
Di Lesto BANG
Un disco "fiacco", con atmosfere più country/folk che blues, fitto di passaggi ridondanti e noiosamente prevedibili.
Un lavoro lezioso, stucchevole e tremendamente costruito, come la pessima copertina del resto.
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