Esistono libri che non è nemmeno necessario leggere.

Ci sono libri che ci comunicano emozioni e sensazioni, solo attraverso la copertina, la consistenza della carta, il profumo di cellulosa invecchiata che emana o la percezione tattile che si ha quando lo si prende tra le mani. Questo “El diario del Che en Bolivia” è uno di questi.
E’ una rara copia dell’edizione originale cubana del 1968, pubblicata subito dopo che avvennero i fatti descritti tra dicembre 1966 e ottobre 1967. Una copia acquistata in un mercatino delle pulci direttamente a Cuba, quando mi recai per vacanza nell’estate del 2007.
Non conosco lo spagnolo, ma avendo letto la versione italiana non ci vuol molto a decifrarne il senso, nel caso avessi voglia di rileggerlo nella lingua-madre.
Ma questo libro, ripeto, ha un fascino tutto suo che prescinde dal contenuto e comunica emozioni per altre vie, fuori dalla parola scritta

Intanto è un libro con una copertina strepitosa (foto), rovinata dall’usura e dal tempo che ci presenta il ritratto di un Che Guevara sporco e rovinato con una macchia verde spatolata di traverso come fosse un’interpretazione di un quadro di Warhol.
La carta interna è ingiallita dal tempo e sicuramente dal fatto che non è di buona qualità. Pagine macchiate, rovinate e trattenute assieme da una colla ormai secca e applicata male in origine.

Sulla 3° pagina interna, al titolo “Una introducciòn necessaria”, una prefazione a opera di Fidel Castro, trovo due francobolli commemorativi d’epoca incollati in maniera ordinata raffiguranti il Fidel inneggiante alla vittoria e il poeta rivoluzionario Jose Martì (foto).
 
Qua e là delle piccole annotazioni a matita lo impreziosiscono (foto) e rimandano la mia fantasia ai vari possessori che devono avermi preceduto: dei contadini contemporanei ai fatti? Altri rivoluzionari? Uno studente meticoloso e attento? Chissà ma penso che in certi casi non sia importante la ricostruzione storica effettiva ma quello che l’immaginazione vuole farci credere. Così mi illudo, forse, di avere un pezzo di Rivoluzione tra le mani, che profuma ancora di zolfo e guerriglia, di anni ormai passati e che rimanda alla mia fantasia, attimi di un’euforia mai vissuta o condivisa se non attraverso i libri di storia.
 
Un libro a mio modo di vedere “prezioso” che presenta nelle ultime pagine una sorta di reportage fotografico in bianco e nero (le foto sono sgranate e tecnicamente fatte male! foto qui) col Che impegnato nei vari combattimenti nei campi o in qualche momento di riposo. Un libro graficamente brutto, impaginato male, con font davvero improbabili e con spaziature disarticolate inguardabili ma che emana un fascino davvero difficile da descrivere.
 
Un libro che ogni volta che lo apro mi riserva piccole sorprese impercettibili (ora per esempio che me lo sto rigirando tra le mani per scrivere questa recensione, ho scoperto tra le pieghe delle pagine un piccolo francobollo nascosto che mai avevo notato prima - foto qui).
 
Chiude il retro copertina con una piantina itinerante delle azioni belliche intraprese del guerrigliero (foto). Azioni che termineranno, come tutti sappiamo, con la cattura e l’uccisione da parte delle truppe governative boliviane.
 
Un libro di cui circoleranno pochissime copie ma, forse, non del tutto impossibile da rintracciare e procurarsi. Andando a Cuba, magari, e girando per qualche mercatino improbabile come ho fatto io…

Carico i commenti... con calma