Non riesco ancora a capire come e perché sia successo. Date le premesse musicali, niente lasciava presagire un così totale innamoramento.

Eh sì, perchè di questo si tratta: credo di avere un debole per gli Espers. No nessun colpo di fulmine momentaneo, come ne capitano a decine durante un anno di ascolti, ma oramai un lungo e duraturo rapporto, sempre in crescendo almeno da fine 2006. Li avevo sentiti di sfuggita ai tempi dell'esordio, bollandoli come "pallosi". Ma, grazie ad un utente del nostro caro DeBaser, provai a recuperare il secondo album. Non l'ho ancora ringraziato abbastanza.

Riesco ad ascoltare gli Espers in qualsiasi momento, pur essendo un gruppo prettamente notturno e malinconico/psichedelico, tanto soave la voce femminile, quanto disturbat(n)ti gli interventi della chitarra iperdistorta. Uno strano connubio di piedi ben radicati in America (il gruppo è di Philadelphia) ma di teste perse nelle nebbiose brughiere d'Albione, tali e tanti sono i riferimenti al variegato panorama folk britannico. Talmente bravi da riuscire ad ammaliare anche con un EP di traditional riarrangiati e cover, spesso prese da fonti inaspettate rispetto alla loro musica.

Giuro che mi commuovo spesso quando ascolto i violoncelli e le voci che duettano dritte verso il cielo notturno di "Black Is The Color", o l'afflato pastorale che trasfigura "Afraid" presa dal repertorio di Nico. Diverse ma sempre a cuore aperto le sensazioni dei due brani migliori del disco: "Blue Mountain" di Michael Hurley (mai visto né sentito), è un mantra campestre, ma in una brughiera frequentata da ectoplasmi travestiti da synth; "Flaming Telepaths" dei Blue Oyster Cult, dura il doppio dell'originale, partendo placida, per poi slanciarsi verso il rumore bianco di una sei corde schiumante rabbia. E trovano anche il modo di alleggerire le loro atmosfere con una cover dei Durutti Column, "Tomorrow", roba da aprire le finestre la mattina alle 7, e sorridere al nuovo giorno, manco fossimo al Mulino Bianco.

Non provate ad ascoltare gli Espers con l'orecchio cinico del fine intenditore, o di "quello che la sa lunga", non vi daranno niente, e forse vi irriteranno pure. Ma se provate ad aprire loro le porte del cuore e della mente, o meno enfaticamente, provate ad ascoltarli senza preconcetti, vi si svelerà un mondo di emozioni che pensavate perdute.

Scaricateli, ascoltateli, comprateli.

In una parola, amateli.

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