Dopo cinque anni da Millennio, interrotti solo dalla raccolta Acustica, con un solo vero inedito, Eugenio Finardi torna sul mercato discografico con Occhi, 11 brani nuovi di zecca più una cover riadattata in italiano. Siamo a metà degli anni '90, e mentre la maggior parte dei cantautori, sia della precedente generazione sia tra le nuove leve, produce album smaccatamente pop che strizzano l'occhio alle classifiche, Eugenio, il "ribelle col codino", produce un lavoro che si avvicina come qualità sicuramente più ad un Macramè piuttosto che a Prendilo tu questo frutto amaro, per intenderci. Non farò il track by track, ma mi limito a dire che il disco è ben suonato e cantato con una varietà di soluzioni, dai fiati ai cori, e si passa da brani puramente rock a dolci ballate di alto profilo. Volendo suddividere l'album in tre fasce, in prima fascia troviamo "Sveglia ragazzi", energica invettiva sociale, con una introduzione che ricorda "Giai Phong"; "Con questi occhi", la quasi title-track delicata, arpeggiata e cantata divinamente; "Un uomo", un capolavoro da massimo dei voti dove si palesa l'inesistenza dell'uomo ideale per una donna (non dico altro, da ascoltare e riascoltare!); e infine "Uno di noi", cover della più famosa canzone della cantautrice Joan Osborne, con un'intro che fa pensare a "Lapprendista stregone" dello stesso anno, e che per tematica è assimilabile a "La stazione di Zima" dell'anno successivo.

Su un secondo livello si collocano "Rock and roll city", ovvero New York, un rock trascinante; "Dopo l'amore", bel pezzo in cui, in fin dei conti, c'è ancora l'amore; "Potevi essere tu", mini-brano che non raggiunge i due minuti, con un andamento che ricorda "Favola"; e ancora "Sono quello che sono", vagamente reggae ed interpretata in maniera sentita e sincera.

In terza fascia restano "Shamandura", che poteva essere più convincente; "Nell'aria", che si dilunga troppo e non decolla più di tanto; "Alba", caratterizzata comunque da un'esplosione di fiati; e per concludere "Lucciola", che sembra ambire ad altro ma poi resta piana.

Occhi è un lavoro da 4 stelle, sospeso tra grandissime canzoni, almeno tre capolavori, e altre meno incisive ma comunque oneste e mai trash o fuori luogo. Due anni dopo Eugenio pubblicherà un album che ha come titolo la formula chimica dell'acqua, ritornerà a Sanremo 14 anni dopo la opaca prestazione di metà anni '80, con una canzone ispirata a Tomb Raider non proprio brillante, prima di allontanarsi per tre lustri dalla produzione commerciale.

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