"Peace" non è solamente la battuta finale di una band che nei tanto decantati Eighties ha elevato all'ennesima potenza il movimento synth-new wave, ma è altresì una solida dichiarazione di intenti prima di tracciare la seppur triste espressione "the end" sopra una decorosissima lista di prodotti musicali.

Siamo nel 1999 e la generazione dell'elettronica si è notevolmente ridimensionata, stretta da ambo i lati dalla corrente grunge e dalle nascenti boy-girl band: in famiglia Eurythmics l'eclettica Annie Lennox è fresca di un debutto con i fiocchi e controfiocchi (Diva), ma anche di un secondo lavoro in studio (Medusa) che consolida abbastanza bene le sue velleità "egocentriche". Entrambi i lavori solisti evidenziano tuttavia un fiero tentativo di riporre nella naftalina la frizzante dinamicità della stagione elettropop e abbracciare un pop-rock acustico senza troppi vezzi e corbellerie: uno stile più sobrio, pulito e asciutto (nonostante un look già di per sé poco appariscente ai tempi dell'accoppiata con David Stewart) che trova la sua perfetta espressione nelle indimenticabili ballate di successo Why e No More I Love You's.

Il capitolo conclusivo della saga Eurythmics non è altro che una "prosecuzione" della Lennox solista, lontano dalla fluorescenza e dal mood multicolore, simpatico, spensierato e festaiolo di Sweet Dreams e Beethoven (I Listen To). Una scottante virata che comunque non toglie nulla alla piena validità artistica del duo, ma che anzi lo innalza ad una maturità che probabilmente sarebbe risultata mancata in caso di un come-back omologato al periodo pre-1990. Una tracklist di dolci nenie tendenti all'instrumental e brani simil rock'n'roll, un piccolo gioiellino semplice e tutt'altro che anacronistico e datato, l'ultimo tentativo di lanciare un gridolino semi-soffocato ad un panorama musical-mediatico totalmente ribaltato a dieci anni dalla loro penultima fatica, We Too Are One.

Ed è così che la mini dialettica fra ballate soft ed energici sprizzi pop-rock funge da colonna portante per tutto l'album: da un lato c'è la nostalgia folk-strumentale del primo estratto I Saved The World Today, il coro strappalacrime di archi e di tenui schitarrate semi unplugged di I've Tried Everything, l'incredibile leggerezza di Beautiful Child e di Peace Is Just A Word (a mio avviso il pezzo più significativo e esemplificante di tutto il disco), dall'altro si fa avanti il vigore quasi scherzoso alla Roxette di Power To The Meek, la pseudo rabbia rock'n'roll/country serpeggiante in I Want It All e l'ascesi spiritual-vocale e classicheggiante di Forever.

Con enorme probabilità il mito degli Eurytmics fa parte di quell'immaginario collettivo che vede nei colorati anni '80 nascita, vita (e non morte) di uno spirito festaiolo, quasi riduttivo e fin troppo raffazzonato e artificioso. Ma Ms. Lennox e Mr. Stewart hanno saputo travalicare i labili confini di questi stereotipi, proponendo un pop in piena evoluzione e completamento, mai banale e plasticoso. E con "Peace" sono stati anche in grado di "rinnegare", seppur bonariamente, i fasti del famigerato decennio, mostrando al popolo di dischi e dischetti, di walkman e lettori cd che sotto la scorza dell'apparenza c'è ben altro, un altro che va scoperto, approfondito e proseguito.

Eurythmics, "Peace"

17 Again - I Saved The World Today - Power To The Meek - Beautiful Child - Anything But Strong - Peace Is Just A Word - I've Tried Everything - I Want It All - My True Love - Forever - Lifted

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