Mentre noi italiani, popolo fiero della canzone sanremese e della canzione verdeniana ("ci sei-non ci sei") aspettiamo impossibili messiah, ovvero ibridi inesistenti dai mille volti freudiani capaci di assumere le più svariate forme dettate dal nostro soggetivo subconscio di idolatri quali rappresentiamo, qualcosa si muove là fuori, inarrivabile ad i nostri occhi ed impercettibile ai nostri timpani.
Un esempio? Ex-Models.
-Domanda:
Qualcuno ha mai sentito parlare degli Ex-Models?
-Risposta:
Ne dubito.
Fatto sta che questo duo (Ex-Quartetto), saldatosi le ossa per le strade di Brooklin (NYC), risulta essere sconosciuto qui in Italia avendo all'attivo soltanto poche e misere presenze nel nostro paese, incapace (per l'appunto) di saperne leggere le gesta e le intenzioni.
D'accordo, voglio essere patetico. Ma ci si chiede perchè ciò accada così spesso?
Secondo me la motivazione non dipende tanto da noi, ma dalla stessa band! Snobbati. Ecco cosa ci accade.
Sì, credo proprio di appartenere ad un popolo in grado di ospitare gruppi come i Green Day ed illuderli di essere l'ultimo baluardo dell' "alternative" mondiale... Ah, la PATRIA!
Noi sì, che ne capiamo...

A differenza di "artisti" quali possono essere Agnelli, Godano, Ferretti etc., che saltuariamente vanno a fare i "poeti maledetti" in Germania e Olanda, gli Ex-Models sono una band che difficilmente riesce a fare un tour nel proprio paese, data la loro propensione per l'estero e la capacità dei paesi esteri (tra i quali noi non figuriamo certamente) di apprezzare, capire ed infine accettare un sound come il loro, senza compromessi, dove il suono si trasforma in un impulso che induce all'automatismo mentale, una vera e propria tempesta psichica.

E' ridicolo come in alcuni testi di bands italiane venga spesso menzionata la droga ormai in maniera ordinaria, quasi formale, senza che l'ascoltatore venga scosso da questo tema, mentre gli Ex-Models (poveri di liriche) riescano a catapultare l'ascoltatore in un mondo fatto di allucinazioni metropolitane, consumistiche, tossiche e dannatamente reali, lontane anni luce da quella che è la concezione nostra di sperimentazione.
Eppure giuro di non aver mai udito nulla di simile, anche dopo aver ascoltato per anni album come Confusion Is Sex.
Il loro "Brain/Punk" (che ho avuto modo di subire dal vivo) è in grado di straziare e beatificare l'ascoltatore in maniera del tutto unica, passando da attimi di impulsività tribale a veri e propri omicidi della sintetizzazione sonora.
Un orgia di feedback e depravazione strumentale sospinta da cori sgraziati e psicolabili colmi di remore e di protesta, tanto da ricordare in certi tratti i Beasty Boys, viene praticamente gettata addosso senza pietà all'ignaro ascoltatore, il cui unico scopo diventa da quel momento in poi la capacità di accettare questo rito di iniziazione sonora, abilmente resa sincronizzata da distinte capacità tecniche.
In poche parole la trasmutazione della droga in suoni. La metamorfosi dell'apatia in violenza totale.

Realtà del genere, qui da noi, non potrebbero MAI sopravvivere, ben che meno nascere.

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