Un viaggio in una dimensione surreale dove una trama sonora tenue, languida e trasognata avvolge e coinvolge i sensi in una sorta di sospensione onirica. Ma ecco che il ritmo incalzante della sezione ritmica ed una chitarra a tratti di frippiana memoria ti riportano in un "qui" che è, in realtà, un "altrove" intessuto di drammaticità rutilante, di nervi scoperti, di estatica malinconia.
Questi musicisti texani non sono certo degli innovatori: una piacevole sintesi tra Mogwai e Sigur Ròs (con qualche influenza Godspeed You Black Emperor). Ma uniscono una grande capacità compositiva all'espressione di sonorità e tappeti musicali interessanti. Imperdibili per gli amanti del genere.
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