"Storie di sempre" è il primo lavoro di Fabio Concato. Quando uscì io avevo solo un anno e non posso non pensare ad una colonna sonora migliore per quei filmini in super-8 che si accartocciano assieme ai primi inciampi, fra le braccia dei miei genitori. Piccoli fotogrammi, precisi, a scatti, talvolta sconnessi, di situazioni eterogenee, unite con lo scotch. A volte bruciati eppure affascinanti e dal sapore universale. Storie del quotidiano: di mamma che resta a casa per i figli e papà col doppio lavoro. Il primo giorno di scuola e gli orecchioni di mio fratello. E le "Santa Lucia" insonni.

Ho scoperto questo disco commovente molto tardi, solo qualche anno fa, dacché i filmini in super8 sono andati perduti.

E allora basta che io ascolti "Breve sogno" per rivedere mio padre che torna dalla fabbrica e va ad arrotondare in officina. Mia madre è la "farfallina" di "A dean martin" ma anche "La nina" che aspetta assieme a noi. E si prepara la pasta fatta in casa, con le adeguate proporzioni  di farina e mattarelli. Quella vita, che non c'è più, la ritrovo qui. Non nei filmini dispersi, non nelle polaroid evanescenti. Una vita invecchiata. Anche questo disco lo è. Si sentono tutti i suoi trentanni e più: nelle musiche, nelle atmosfere, nella qualità del suono. Ma si deve pur invecchiare per poter ricordare! Allora il plauso a Fabio Concato per aver scritto un disco che è invecchiato con me, ed anche per se stesso, per essersi lasciato invecchiare, non come tanti suoi ridicoli colleghi coetanei in latex. E poi per una canzone come "Misto di poesia" che riesce a rendere poetico anche un paese anonimo come Cormano.

Disco soggettivamente imprescindibile.

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