Un sentiero fiorito, accarezzato dal vento.

Due grandi anime.

Mi piace pensare, e mi emoziona terribilmente farlo, che ora in qualche modo queste due anime comunichino tra loro.

Chissà che prospettiva sul mondo odierno da lassù dove in pieno giorno risplendono le stelle.

Fabrizio De Andrè e Luigi Tenco amano l'uomo; o meglio, amano l'umanità, la specie umana in quanto tale. La amano in ogni sua sfaccettatura più cruda, oscura, malata, precaria.

E' nobile amare chi in vita non ha sorriso, chi va incontro ogni giorno ad un destino tragico. Un destino che porta ad attraversare con viso bianco latte l'ultimo vecchio ponte.

La compassione, la pietas greca, è il gesto d'amore più alto in assoluto: è la capacità di amare del più forte verso il più debole.

Non è un amore coordinato. La posizione "subordinata" di chi è inferiore o precario necessita un atto di umiltà e benevolenza, da parte di qualcuno disposto ad amare, per riportare le posizioni sullo stesso piano.

E il Dio di questa preghiera di gennaio è un Dio che dal cielo va verso l'uomo e non viceversa.

Un Dio misericordioso, che abbraccia ogni uomo come figlio suo, come figliol prodigo.

"Non cè l'inferno nel mondo del buon Dio".

Suona quasi anacronistica questa preghiera per i giorni in cui viviamo.

Ora l'uomo sembra voler bene più a se stesso che all'umanità che lo circonda e di cui ne è l'espressione.

L'uomo è più arrivista e sfrontato che mai e la compassione è merce rara.

Dietro ogni angolo si celano l'interesse, il profitto, l'accumulo.

Si ha paura di trovarsi soli e non ci si trova affatto, come se un gesto di umiltà facesse da preambolo ad un'occasione persa o rappresentasse una perdita di tempo.

"L'inferno esiste solo per chi ne ha paura"

L'uomo nasce da un atto d'amore così come l'amore nasce dall'uomo, che si ascolti e si cerchi di comprenderne ogni sua espressione.

"Ascolta la sua voce che ormai canta nel vento, Dio di misericordia vedrai sarai contento"

Me li immagino percorrere il sentiero fiorito.

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