Il momento magico dei Feeder a quanto pare non accenna a finire, visto che siamo di fronte ad un nuovo, buonissimo album.

Stiamo parlando del nuovo “Black / Red”, nuovo (doppio) lavoro che va a completare la trilogia iniziata con l’altrettanto ottimo “Torpedo” del 2022. Prodotto dal solito e fidato Tim Roe assieme al frontman Grant Nicholas, il disco contiene diciotto brani divisi in due parti (“Black” e “Red” appunto) che nelle intenzioni del cantautore gallese andrebbero ascoltate con un vero e proprio intervallo tra le due proposte. Sono stati ben quattro i singoli ad anticipare l’opera (due doppi), a rappresentarne perfettamente il contenuto.

L’intro “Droids” (già proposta negli ultimi live del duo gallese) va a confluire in “ELF”, pezzo perfettamente identificabile come feederiano al cento per cento: c’è davvero tutto, dalle chitarre gungy al ritornello perfettamente anthemico, fino ad una cornice di tastiere ben presente ma non invasiva. Si prosegue con il singolo “Playing With Fire”, dove il bassista Taka Hirose è maggiormente incisivo approfittando di un afflato a metà tra Muse e Royal Blood.

La prima vera novità dell’album, ovvero “Vultures”, imposta in maniera più chiara il sound che accompagna l’ascoltatore nei brani più duri del nuovo repertorio; il lavoro sulle chitarre è il migliore per la band da diversi anni a questa parte, ed in altri brani come “Sahara”, “Perfume” ed “AI M^n” l’esperienza si ripete in maniera davvero gratificante. Non manca il lato soft della band a ricondurci a vecchi episodi assolutamente riusciti come “Comfort In Sound” e “Pushing The Senses”, vedi alla voce “Hey You”, così come “The Knock” ripresenta il tiro che era consuetudine per la band ai tempi di “Yesterday Went Too Soon”.

La seconda parte dell’album tente maggiormente alla quiete: pur contendendo mazzate alt rock venate di post grunge come “Sleeping Dog Lies”, “Scream” e “Submarine”, c’è spazio per dei Feeder che più classici non si può (“Here Comes The Hurricane”, la chiusura con “Ghosts On Parade”) e per delle ballad cariche di pathos come “Lost In The Wilderness” (più elettrica e tirata), “Unconditional” e “Soldiers Of Love” (bella e particolare l’intro di cornamuse). Fa eccezione “Memory Loss”, forse l’unico brano riconducibile allo spettacolare esordio della band “Polythene”, ormai uscito ventisette anni fa.

Altro giro della vittoria per i Feeder, sempre più lanciati verso una seconda parte di carriera trionfale

Brano migliore: Vultures

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