A sette anni dall’uscita originaria, i Feeder decidono di ristampare uno dei dischi meno noti e più controversi della loro carriera, “Renegades”.
Pubblicato nel luglio 2010 come settimo lavoro in studio, a due anni dal precedente e sottovalutato “Silent Cry” (disco che soffrì una scarsa promozione a causa della profonda crisi dell’allora casa discografica del trio gallese, ma che annoverava tra i propri pezzi autentiche perle come “Itsumo” e “Sonorous”), “Renegades” rappresentò un piuttosto deciso ritorno alle origini nel sound della band di Grant Nicholas. Completamente assenti le epiche ballads che hanno fatto la fortuna del gruppo nel quadriennio 2002-2005, i Feeder optarono per portare all’estremo l’indurimento del sound iniziato con “Silent Cry”, tornando alle chitarre serrate dell’epoca “Polythene”, ma con nuova consapevolezza e maturità. Si tratta anche del primo album senza il batterista Mark Richardson, rientrato negli Skunk Anansie e sostituito dall’ex James Blunt e Ben’s Brother Karl Brazil. Episodi come “Down To The River”, la titletrack e “City In A Rut” sono degni della miglior produzione dei gallesi, mentre l’hard rock venato di grunge di “Sentimental” e “White Lines” è un toccasana per la rinnovata vitalità della band d’oltremanica.
In questa nuova Special Edition, pubblicata a fine 2017, i Feeder aggiungono ben 7 novità rispetto all’edizione standard del 2010. Escludendo la minacciosa “Godhead”, già presente sia nella Uk special edition che nell’edizione giapponese di allora, la nuova ristampa contiene innanzitutto quattro pezzi pubblicati in quel periodo in una serie di EP a nome Renegades, sorta di “band dentro la band” (come la definì allora Grant Nicholas); i Feeder utilizzarono questo nuovo monicker anche per alcuni concerti di presentazione dei nuovi brani prima dell’uscita del disco, in modo da evitare eventuali polemiche vista la massiccia presenza di nuovi brani. Si tratta del power pop della bella “In Times Of Crisis”, dell’alt rock epico di “All I Ever Wanted”, del distillato weezeriano “As Time Goes By” e di “Fallen”, unico brano semi acustico (poi utilizzato come b-side del primo singolo “Call Out”) avvicinabile alla loro produzione più melodica dei primi anni duemila.
Gli altri due pezzi inclusi sono due piccole gemme: si tratta di “Sending Out Waves”, strepitoso rock incalzante utilizzato allora come b-side del secondo singolo e titletrack, e “Side By Side”, singolo digitale pubblicato nel 2011 per supportare le vittime del terremoto di Tohoku (Giappone). Si tratta di un brano piuttosto orecchiabile e con un buon ritornello, lavorato durante le session dell’album e originariamente intitolato “Barbarella”, ma poi escluso dal disco.
Una ristampa piuttosto esaustiva e che completa l’esperienza di un album sempre troppo poco considerato, ma che ha rappresentato un passaggio fondamentale nella carriera del trio gallese.
Miglior brano: Down To The River
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