Della marea.

Ed effettivamente pare concepito proprio dal mare questo suadente e strepitoso debutto discografico di un'elegante artista di appena 19 anni. Fiona Apple, che destò parecchie attenzioni non solo per la sua voce ma anche per le sue qualità compositive. Cantautrice e ottima pianista, in dieci perle di suadenza ci apre le porte del suo mondo, fiabesco ed onirico, a tratti persino grottesco. Rabbie e delusioni di una giovane donna intrappolata in un corpo da bambina, conscia però del suo fascino e del suo vibrante fuoco artistico.

Parte che trascurerei volenteri, ma forse necessaria per una degna recensione, sono i campi stilistici in cui opera la Nostra, con scioltezza e abilità non riconducibili alla sua giovane età. In "Tidal" si mescolano soavemente registri pop dai confini più disparati, abbiamo tratti vocali riconducibili inequivocabilmente al soul, tratto caratterizzante della voce della Apple, ricerca melodica quasi sempre costante, e qualche sprazzo di psichedelia soft e trip-hop. I campi semantici dove spaziano liberamente le tracce di quest'album sono quelli di una tipica "giovinezza matura", costellata da domande e addii, riflessioni e accuse, ricerca dell'io, che sia proprio o altrui. Quindi non tanto nella tematica affrontata sta l'originalità di questo progetto ma quanto nel contesto stesso del panorama musicale teen dell'epoca e non, e nell'approccio di songwriting attraverso cui le liriche prendono forma. Paesaggi liqueformi vengono rappresentati in "Sullen girl" ("tutti pensano sia una stronza, ma non sanno che mi piace ammirare le acque più tranquille e perdermi nella tristezza dei miei oblii"), sensualità invece nella quasi arabeggiante "The first taste", ridondanza come metafora della vita in "Carrion", dove il tutto suona come un vero e proprio carion rotto, ripetente la stessa melodica sequenza mesta e pregna di rassegnazione. Il tutto condito da una base melodica al pianoforte sempre presente e costante.

Un profilo personale dell'artista forse riuscirebbe a render meglio l'idea di cosa stiamo parlando. Fiona Apple nasce da una famiglia benestante e problematica, tenta il suicidio diverse volte, ed è vittima di abusi sessuali in tenera età. In tono pretenzioso mi verrebbe da dire che alcune esperienze della propria vita segnano il percorso di ognuno inevitabilmente.. e infatti lo dico. Se una ragazzina di 19 anni riesce a trattare di tematiche come l'amore nel modo in cui essa lo fà, se riesce a concepire metafore di una vita feroce come riesce a fare ad esempio in "Fast as U can" (tratto dal fortunato seguito di Tidal, "When the Pawn"), e se ancora è in grado di descrivere alcune dinamiche di rassegnata e ferma crudeltà, nasce la convinzione che come diceva Gramsci ognuno di noi non è altro che il surrogato del proprio passato. Si nasce puri, tabula rasa sul mondo, e se ne esce nella maggior parte dei casi dove coesistono forte sensibilità, fragilità e trasgressione concettuale totalmente lerci e segnati. Ma in alcuni casi avvengono dei miracoli.. un riciclaggio di emozioni, un fiore nel letame. E questo a mio modesto parere, è forse il caso del talento Apple.

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